Dalle politiche Ue 2000 mld di valore per gli Stati membri

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Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, il Servizio ricerca interno ha pubblicato uno studio che stima gli effetti delle politiche Ue in una serie di settori strategici nel decennio 2019-2029, evidentemente con l’intento di rafforzare nell’opinione pubblica la percezione della positività dell’azione della stessa Unione nei confronti degli Stati membri. Interessanti i risultati della ricerca: potrebbe aggirarsi intorno ai 2.000 miliardi di euro (2213 per l’esattezza) il valore aggiunto prodotto. Il dato è frutto di una mappatura di quelli che potrebbero essere i ‘costi della non Europa’, ossia della mancata adozione e attuazione di una serie di azioni strategiche nei settori chiave dell’economia del Vecchio Continente, che vanno dal mercato unico fino all’energia e alla robotica. Sono 50 i settori presi in esame, raggruppabili a loro volta in 10 macro-aree: il mercato unico (valore aggiunto di 713 miliardi); l’ambiente, l’energia e la ricerca (502 miliardi di euro); l’Unione economica e monetaria (322 miliardi); l’economia digitale (178 miliardi); Europa sociale, occupazione e salute (142 miliardi); giustizia, sicurezza, diritti fondamentali (125 miliardi); la politica estera dell’Ue (67 miliardi); una cittadinanza comunitaria attiva (Citizens’ Europe, 58 miliardi); affari interni, migrazione e frontiere (55 miliardi); trasporti e turismo (51 miliardi). In particolare, in 7 settori i guadagni potenziali potrebbero superare i 100 miliardi di euro.

Una serie di azioni da attuare per il completamento del mercato unico dei beni, tra cui l’adozione di norme armonizzate sui prodotti e un miglior recepimento della legislazione dell’Ue, potrebbe infatti dare un forte impulso all’economia europea, stimato tra i 183 e i 269 miliardi di euro. Ancora più importante sarebbe la spinta generata dal completamento del mercato unico dei servizi, il cui potenziale non sfruttato potrebbe generare 297 miliardi di euro di guadagni per l’economia Ue. L’analisi si sofferma anche sui settori del futuro, come la robotica e l’intelligenza artificiale che, grazie a un sostegno e una regolamentazione comunitaria adeguati potrebbero dar vita a un ricavo annuo di 206 miliardi. Tra le aree dove i guadagni potenziali potrebbero superare i 100 miliardi figurano anche il completamento del mercato unico digitale (110 miliardi di ricavi potenziali), l’integrazione del mercato dei capitali (137 miliardi ogni anno) e del mercato energetico (231 miliardi annui).