Day by Day: l’archivio personale di Paolo Poli a Venezia

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L’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, diretto da Maria Ida Biggi, ha annunciato l’acquisizione dell’archivio personale del poliedrico artista fiorentino Paolo Poli (Firenze, 23 maggio 1929 – Roma, 25 marzo 2016). La donazione, che documenta la carriera dell’attore, cantante, regista e autore dagli spettacoli realizzati nei primi anni Cinquanta fino alle celebri produzioni degli anni Duemila, sarà ufficializzata giovedì 19 settembre con una presentazione aperta al pubblico sull’isola di San Giorgio Maggiore alla presenza della sorella Lucia Poli e del nipote Andrea Farri. Con l’occasione sarà esposta una selezione dei materiali d’archivio all’interno della Biblioteca del Longhena. L’archivio Paolo Poli è da considerarsi tra le più importanti e prestigiose donazioni ricevute dall’Istituto per il Teatro e il Melodramma nel corso degli ultimi anni; i documenti contenuti nel fondo sono una risorsa unica per studiare il lavoro di una delle principali icone dell’arte teatrale italiana del secondo Novecento. L’archivio stabilisce inoltre un dialogo virtuoso con gli altri fondi d’archivio che l’Istituto conserva, in particolare quelli di Santuzza Calì e Maurizio Scaparro, con i quali Poli ha collaborato nel corso della sua carriera.

Nell’avvicinarsi dell’anniversario dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello, i Musei Capitolini rendono omaggio a Luca Signorelli (Cortona, 1450 ca. -1523) nelle sale di Palazzo Caffarelli con la mostra “Luca Signorelli e Roma. Oblio e riscoperte”. Viene così celebrato, per la prima volta a Roma, uno dei più grandi protagonisti del Rinascimento italiano, la cui altissima parabola pittorica è stata oscurata solo dall’imponderabile arrivo di due giganti della generazione successiva: Michelangelo (1475-1564) e Raffaello (1483-1520), che al maestro di Cortona si erano però ispirati per raggiungere quell’insuperabile vertice della pittura che gli stessi contemporanei gli attribuirono. Come scrisse infatti Giorgio Vasari, Luca Signorelli “fu ne’ suoi tempi tenuto in Italia tanto famoso e l’opere sue in tanto pregio, quanto nessun altro in qualsivoglia tempo sia stato già mai”. La mostra, a cura di Federica Papi e Claudio Parisi Presicce, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Il catalogo è edito da De Luca Editori d’Arte. Attraverso un’attenta selezione di circa 60 opere di grande prestigio provenienti da collezioni italiane e straniere, molte delle quali per la prima volta esposte a Roma, l’esposizione intende mettere in risalto il contesto storico artistico in cui avvenne il primo soggiorno romano dell’artista e offrire nuove letture sul legame diretto e indiretto che si instaurò fra l’artista e Roma.

L’arte di Ferdinando Scianna arriva in Laguna. Dal 31 agosto e fino al 2 febbraio del prossimo anno, la Casa dei Tre Oci di Venezia ospita l’antologica di Scianna (Bagheria, 1943), una delle figure di riferimento della fotografia contemporanea internazionale. La mostra, curata da Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda, art director, organizzata da Civita Mostre e Musei e Civita Tre Venezie e promossa da Fondazione di Venezia, ripercorre oltre 50 anni di carriera del fotografo siciliano, attraverso 180 opere in bianco e nero, divise in tre grandi temi: Viaggio, Racconto, Memoria. Per l’occasione, verrà esposta una serie d’immagini di moda che Scianna ha realizzato a Venezia come testimonianza del suo forte legame con la città lagunare. “Dopo la mostra del 2016 sui 500 anni del Ghetto ebraico di Venezia”, afferma Emanuela Bassetti, presidente di Civita Tre Venezie, “Ferdinando Scianna torna alla Casa dei Tre Oci, con l’antologica che ne ripercorre mezzo secolo di carriera. L’iniziativa è la nuova tappa di un progetto nato dalla collaborazione tra Civita Tre Venezie e Civita Mostre e Musei, frutto di un pensiero condiviso che ha come obiettivo l’analisi dei linguaggi artistici della contemporaneità, in particolare quello della fotografia e dei suoi più importanti esponenti. L’esposizione è anche un modo per consolidare il forte legame esistente tra Scianna e Venezia, testimoniato dalla serie di immagini di moda che il fotografo siciliano ha scattato tra le calli e i campi della città”.

Scianna ha iniziato ad appassionarsi alla fotografia negli anni sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine, la Sicilia. Il suo lungo percorso artistico si snoda attraverso varie tematiche, l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare, tutte legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita. In oltre 50 anni di narrazioni, non mancano di certo le suggestioni: da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose, esordio della sua carriera, all’esperienza nel mondo della moda, iniziata con Dolce & Gabbana e con la sua modella icona Marpessa. Poi i reportage (è il primo italiano a far parte, dal 1982, dell’agenzia fotogiornalistica Magnum), i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose e infine i ritratti dei suoi amici, maestri del mondo dell’arte e della cultura come Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson, Jorge Louis Borges, solo per citarne alcuni. Dotato di grande autoironia, Scianna ha scelto un testo di Giorgio Manganelli per sintetizzare questa sua mostra: “Una antologia è una legittima strage, una carneficina vista con favore dalle autorità civili e religiose. Una pulita operazione di sbranare i libri che vanno per il mondo sotto il nome dell’autore per ricavarne uno stufato, un timballo, uno spezzatino…”. E “come fotografo”, ha affermato lo stesso Scianna, parlando del suo lavoro, “mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo”. Per approfondire i contenuti dell’esposizione, Casa dei Tre Oci ha predisposto un articolato progetto didattico rivolto sia alle scuole che ai gruppi di adulti e famiglie, con visite-esplorazione e laboratori su prenotazione, un ciclo d’incontri in mostra e una serie di visite guidate con i curatori.          fonte http://www.atlanticoquotidiano.it/