De Micheli: Il tempo delle donne è ora, più che mai

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Mai come in questo tempo si è sprigionata la potenza delle donne.

Chiedo a tutte le amiche e le compagne del Partito Democratico di partire da questa consapevolezza, per accostarci finalmente alla Conferenza nazionale delle Democratiche in programma sabato. Sottolineo finalmente perché non voglio nascondere che il percorso che ci ha portato sino a qui non sia stato semplice, a tratti anche faticoso.

Sono le donne ad aver sopportato il carico più pesante della drammatica crisi sanitaria e sociale che abbiamo affrontato nelle settimane passate.

Nel bel mezzo di una situazione senza precedenti che ha sconvolto le nostre vite, la dimensione pubblica e quella privata, è uscita tutta la nostra forza e al contempo il nostro equilibrio. La capacità di tenere uniti nelle difficoltà e di non smarrirci, l’essere inflessibili nelle decisioni, in famiglia e nelle comunità.

Penso a quanto sia stato fondamentale l’apporto femminile nella gestione dei tempi nella coesistenza forzata a domicilio, tra lavoro e famiglia. Se non ci fossero state le donne con la loro attenzione verso la cura, il senso pratico e anche la razionalità, non avremmo superato questo periodo durissimo ed inedito, con tante convenzioni che sono saltate.

A tutte noi è imposto allora uno scatto di responsabilità, riportando al centro dell’azione il ruolo delle donne nel “mondo nuovo” e la politica, nella sua accezione più alta. In grado di incidere sulla vita delle persone, sulla quotidianità di ciascuno.

Quello che abbiamo vissuto ci costringe ad affrontare la nostra Conferenza con uno spirito adeguato. Provando a immaginare strumenti all’altezza per trasformare la potenza delle donne che si è espressa in un passaggio così delicato. Per farla emergere in maniera compiuta, anche attraverso un linguaggio nuovo, e tradurla nella concretezza delle scelte, nello spostamento degli equilibri nella società. Penso a strumenti aggiuntivi anche nelle politiche pubbliche come la reale valutazione dell’impatto di genere non solo a consuntivo, ma preventivamente e come criterio di decisione.

Un equilibrio che ci vede ancora troppo lontani dall’obiettivo della parità in tutti gli ambiti sociali: nei modelli culturali così come nelle abitudini della politica abbiamo bisogno di superare le barriere che ancora sanno erigere gli uomini.

I problemi denunciati un anno fa, quando abbiamo avviato il nostro percorso, restano senza soluzione. Nelle istituzioni, nelle imprese, nella società. In molte Regioni non è stata ancora varata una modifica alla legge elettorale con la doppia preferenza di genere; il gender gap e la disparità salariale sono fattori di ingiustizia sempre più inaccettabili; serve un grande investimento sulla formazione e sulla scuola contro la violenza e le discriminazioni.

Ho raccontato di recente a un giornale una situazione che mi è capitata spesso di vivere dopo aver assunto la responsabilità di Ministra.

Durante un incontro se al tavolo c’è un anche uomo del mio staff, l’ospite di turno accolto per parlare di un problema si rivolge a lui. Quando succede, solitamente attendo un po’ prima di intervenire. Poi quando prendo la parola, dimostrando di conoscere il tema della conversazione, all’improvviso, smetto di essere trasparente. Oggi accade ancora così: a un uomo ci si rivolge in quanto tale, a una donna se dimostra di essere competente.

C’è bisogno che le donne si prendano il loro spazio, senza aspettare che questo venga concesso. E le donne che ‘possono’ si diano da fare anche per le altre. Responsabilità che sento pesantemente sulle mie spalle anche in questa fase di nomine e di scelte sulle persone.

Voglio rifarmi agli intenti con i quali iniziammo questo cammino: dobbiamo concepire la sede di confronto e di elaborazione delle Democratiche come un pezzo del nostro partito che si apre verso tutte le donne, anche quelle non iscritte, al mondo delle associazioni e del volontariato, alle donne che hanno voglia stare assieme per contare. Occorre far esistere la Conferenza per poi essere utili a chi sta fuori.
Nonostante ci siano ancora tante battaglie da vincere, oggi abbiamo più elementi per crederci, ne sono ancora più convinta.

A partire dall’Europa, giunta ad un tornante difficile della sua storia con tre donne fondamentali per il destino del nostro continente: Angela Merkel, Christine Lagarde e Ursula Von Der Leyen.

La sfida alla quale siamo tutte chiamate per ripartire dopo la crisi è enorme.

Il ruolo della Conferenza sarà tanto più efficace quanto più saremo capaci di agire nella società e nelle istituzioni. C’è bisogno di un lavoro profondo e la Conferenza può diventare lo strumento di realizzazione di un nuovo modello sociale. Il tempo delle donne è ora, più che mai.