Decreto Liquidità, la sorpresa di un imprenditore allo sportello: chiede un prestito, i tassi sono elevati

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Un imprenditore con un fatturato di circa un milione di euro ha chiesto nei giorni scorsi a una delle più importanti banche italiane un prestito da 50mila euro. Quello che emerge è una procedura di richiesta di liquidità di emergenza che si presuma possa essere piuttosto frequente, dato il periodo, e che prevede mille euro di spese di istruttoria della pratica, uno spread di poco inferiore al 3% e 4 euro di spese incasso rata ogni mese. Il tutto per un tasso di interesse complessivo TAEG/ISC al 4,68%.

Vi proponiamo in originale il piano di ammortamento a 36 mesi prospettato dall’istituto di credito con tanto di importo delle rate, spread e ISC (indicatore sintetico di costo). Fonti di governo, ma anche diverse banche, avevano ipotizzato tassi di interesse vicini allo zero, considerato il livello del costo del denaro e l’importanza della garanzia statale (in questo specifico caso interverrebbe la Sace al 90%) per ridurre al minimo i rischi di crediti deteriorati.

Da sottolineare anche l’eventuale 1,5% di interesse sul capitale residuo che l’istituto di credito chiede nel caso il piccolo imprenditore voglia ripagare il debito prima della scadenza.

Ne emerge un quadro certamente più oneroso rispetto alle promesse iniziali del governo. Come se alcune banche, de facto, continuassero a valutare le richieste pervenute sopra gli “automatici” 25.000 euro con i soliti criteri di rischiosità del cliente/imprenditore. Un’istruttoria prevista sia nelle cose che nel decreto, ma sulla convenienza rispetto a un normale prestito la questione resta aperta.