Del taglio dei parlamentari si discute almeno dall’inizio degli anni Ottanta

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Nilde Iotti era tra i tanti favorevoli. Molto tempo prima, nel periodo della Costituente, persino Luigi Einaudi avrebbe voluto delle Camere più snelle.
Dunque, dove sta il presunto cedimento a un fantomatico populismo? Stiamo parlando di un progetto che è lì nei cassetti delle riforme da decenni e che i partiti non hanno mai voluto attuare per il timore di perdere riserve di potere.

È scontato che la modifica costituzionale porterà con sé un cambio di legge elettorale per garantire piena rappresentanza a tutti i territori. Così come ci saranno ritocchi ai regolamenti parlamentari. Nulla a cui non si stia già lavorando.
Tuttavia, oltre alle decine e decine di milioni di euro risparmiati ogni anno a beneficio delle esigenze reali degli italiani, la riduzione dei parlamentari darà maggiore efficienza e più agilità ai lavori delle Camere. Penso per esempio alle commissioni, in cui sarà più semplice mettersi d’accordo non essendo più in cinquanta come accade oggi.

L’Italia è molto cambiata dai tempi della nostra Assemblea Costituente. Il rapporto tra eletto ed elettore è di norma più semplice, permanente e immediato, anche grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Il vaglio dei cittadini sull’operato dei parlamentari è continuo e più stringente.

Troppi rappresentanti annacquano il concetto di responsabilità, di accountability nella relazione con i territori, mentre noi abbiamo l’esigenza di avvicinare sempre più le Camere alle persone, alle loro reali aspettative, ai loro veri bisogni.
Puntiamo a un Parlamento che sappia ascoltare, raccogliere le istanze e tradurle in norma, che dia l’esempio anche in termini di contenimento della spesa, un esempio oggi più importante che mai.

Tagliamo gli sprechi per ridare ossigeno alla democrazia.
Al referendum del 20-21 settembre votiamo sì!