Dibattito sul conflitto yemenita in Parlamento

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A man carries a young girl who was injured in a reported barrel-bomb attack by government forces on June 3, 2014 in Kallaseh district in the northern city of Aleppo. Some 2,000 civilians, including more than 500 children, have been killed in regime air strikes on rebel-held areas of Aleppo since January, many of them in barrel bomb attacks. AFP PHOTO / BARAA AL-HALABI (Photo credit should read BARAA AL-HALABI/AFP/Getty Images)

Sin dall’inizio del conflitto una serie di Organizzazioni della società civile italiana ha sottolineato la propria preoccupazione non solo per l’evoluzione dello stesso e le drammatiche conseguenze sulla popolazione civile, ma anche sulla fornitura di armi di produzione italiana ad alcune delle parti coinvolte nei combattimenti.

Le nostre Organizzazioni intendono rilanciare le richieste che da tempo sono state poste all’attenzione di Parlamento e Governo affinché il nostro Paese assuma un ruolo attivo di facilitazione della fine delle ostilità e non contribuisca invece alla continuazione dello stesso con forniture militari.

Mentre molti altri Paesi hanno deciso di quantomeno sospendere l’invio di armamenti (Germania, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia, Finlandia tra tutti) l’Italia non può continuare solo ad osservare dall’esterno e passivamente l’impatto del conflitto sui civili yemeniti, ma dovrebbe al contrario avere il coraggio di scelte forti e concrete.

Le nostre Organizzazioni fanno dunque appello alle convinzioni profonde di ciascun eletto ed eletta in Parlamento affinché prenda rapidamente una posizione netta ed esplicita per sollecitare il Governo italiano, in linea con le Risoluzioni del Parlamento Europeo, a:

Attivare e promuovere iniziative concrete per la risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen. Occorre dunque che la comunità internazionale si impegni quanto prima, per un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite. Auspichiamo azioni di rilievo e di vero protagonismo da parte del nostro Paese.
Aumentare il budget destinato a questa crisi rispetto agli anni scorsi e finanziare adeguatamente il Fondo di intervento per gli aiuti umanitari, in soccorso alla popolazione civile yemenita martoriata da una catastrofe umanitaria di vaste proporzioni;
Imporre (in linea con le risoluzioni del Parlamento europeo del 4 ottobre e 25 ottobre 2018 e nel rispetto della normativa nazionale (legge 185/90), del Trattato internazionale sul commercio di armamenti e della Posizione Comune dell’Unione europea sull’export di armamenti) un embargo immediato sulle armi e la sospensione delle attuali licenze di esportazione di armi a tutte le parti nel conflitto dello Yemen, in quanto è presente un chiaro rischio di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario (come testimoniano numerosi episodi di questi ultimi mesi). L’embargo dovrebbe riguardare anche tutti i tipi di armamento presenti nell’elenco comune delle attrezzature militari e delle tecnologie di uso duale dell’Unione europea al fine di garantire che nessun arma, munizione, equipaggiamento militare o tecnologia, o supporto logistico e finanziario per tali trasferimenti sia oggetto di forniture dirette o indirette alle parti in conflitto nello Yemen né possa essere di sostegno alle loro operazioni militari nello Yemen;
Attivare e finanziare il fondo per la riconversione dell’industria militare previsto nella stessa legge 185/90 anche sulla base di una discussione pubblica sull’impatto del complesso militare-industriale italiano sulla instabilità geopolitica (in particolare in Medio Oriente) e nella definizione della politica estera e di sicurezza dell’Italia;
Intraprendere iniziative verso le parti in conflitto (in particolare chi utilizza maggiormente lo strumento dei bombardamenti aerei cioè la Coalizione guidata dall’Arabia Saudita e di cui fanno parte anche altri Paesi destinatari dei sistemi d’arma italiani, come gli Emirati Arabi Uniti) affinché siano rigorosamente rispettati i divieti di bombardamento di ospedali, scuole, strutture di cura ricordando che gli ospedali e il personale medico sono esplicitamente tutelati da trattati e convenzioni dal diritto umanitario internazionale, che un attacco deliberato contro i civili e le infrastrutture civili costituisce un crimine di guerra e che gli attacchi alle scuole sono condannati dalla Safe Schools Declaration, di cui l’Italia è tra i primi firmatari. Tutte le parti in conflitto dovrebbero inoltre evitare l’utilizzo di ordigni esplosivi in aree popolate al fine di proteggere i civili nella massima misura possibile;
Condannare l’uso di munizioni a grappolo nel conflitto in Yemen e fare pressioni affinché anche l’Arabia Saudita ratifichi il Trattato internazionale sulle munizioni a grappolo e distrugga quelle che ancora possiede;
Sollecitare l’istituzione di una indagine internazionale indipendente per esaminare le possibili violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di tutte le parti in conflitto, al fine di assicurare la giustizia, le responsabilità e il risarcimento per le vittime. Negli oltre tre anni di conflitto armato numerose sono state le segnalazioni riguardanti violazioni di diritti umani e crimini di guerra, come confermato anche nel rapporto recentemente pubblicato dal Panel of Eminent Expert delle Nazioni Unite.