Don Martina

0
96

Non ci siamo mai capiti. La prima volta che litigai con don Martina avevo tredici anni. Ero in seminario e don Giorgio era il mio professore di musica. Una materia che non amavo insegnata da un docente che non mi piaceva. Ma le discussioni vio­lente arrivarono più tardi quando fui elet­to, primo della lista, consigliere comuna­le a Fossano. Le mie polemiche contro la Democra­zia Cristiana lo infastidivano e lui dalle colonne della “Fedeltà” non perdeva oc­casione per sminuire ogni mia iniziati­va. Andai anche da monsignor Severino Poletto, vescovo di Fossano, a protestare ma il Cardinale mi disse che non poteva far nulla. A volte persino a lui era toccato
di discutere con il direttore del giornale della diocesi, don Martina appunto, senza grandi soddisfazioni. Anni dopo quando diventai presidente della Cassa di Risparmio don Giorgio era già volato in paradiso. Per fortuna, sareb­be morto dal dispiacere. Nipote di don Martina era Gianfranco Bianco, brillante giornalista, che lo zio aveva fatto esercitare sul settimanale e che il ministro Gianni Goria aveva siste­mato in Rai. Col Cardinale Poletto ho sempre avu­to un ottimo rapporto. Lo invitavo spesso al telegiornale di Telecupole e lui non si faceva certo pregare. Ma era bravissimo e alla gente piaceva molto. Purtroppo an­che lui doveva subire il carattere di don
Giorgio a cui va il merito però di aver da­to grande autorevolezza alla “Fedeltà”. I tempi cambiano. Oggi direttore re­sponsabile della testata, per la prima volta in oltre cento anni non è più un sacerdo­te, ma Walter Lamberti che oltre a scrive­re e dirigere bene, sa persino cantare.