Non ci siamo mai capiti. La prima volta che litigai con don Martina avevo tredici anni. Ero in seminario e don Giorgio era il mio professore di musica. Una materia che non amavo insegnata da un docente che non mi piaceva. Ma le discussioni violente arrivarono più tardi quando fui eletto, primo della lista, consigliere comunale a Fossano. Le mie polemiche contro la Democrazia Cristiana lo infastidivano e lui dalle colonne della “Fedeltà” non perdeva occasione per sminuire ogni mia iniziativa. Andai anche da monsignor Severino Poletto, vescovo di Fossano, a protestare ma il Cardinale mi disse che non poteva far nulla. A volte persino a lui era toccato
di discutere con il direttore del giornale della diocesi, don Martina appunto, senza grandi soddisfazioni. Anni dopo quando diventai presidente della Cassa di Risparmio don Giorgio era già volato in paradiso. Per fortuna, sarebbe morto dal dispiacere. Nipote di don Martina era Gianfranco Bianco, brillante giornalista, che lo zio aveva fatto esercitare sul settimanale e che il ministro Gianni Goria aveva sistemato in Rai. Col Cardinale Poletto ho sempre avuto un ottimo rapporto. Lo invitavo spesso al telegiornale di Telecupole e lui non si faceva certo pregare. Ma era bravissimo e alla gente piaceva molto. Purtroppo anche lui doveva subire il carattere di don
Giorgio a cui va il merito però di aver dato grande autorevolezza alla “Fedeltà”. I tempi cambiano. Oggi direttore responsabile della testata, per la prima volta in oltre cento anni non è più un sacerdote, ma Walter Lamberti che oltre a scrivere e dirigere bene, sa persino cantare.