“DOVREBBERO CHIAMARE LEI AL GOVERNO”, L’ASSIST-GOL DI GILETTI A GHISOLFI NELL’ARENA DELLA 7

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“Dovrebbero chiamare Lei al Governo”. Un assist che equivale a un gol: è quello che Massimo Giletti, nell’Arena della fase 2 andata in onda sulla 7 domenica 3 maggio, ha servito al Banchiere scrittore Beppe Ghisolfi, per la terza volta in un mese ospite nel programma leader della prima serata domenicale. Il Vicepresidente e Tesoriere del Gruppo Europeo delle Casse di Risparmio, nel corso della puntata dominata dal più che acceso dibattito sulla complicatissima ripartenza economica e sociale del Paese dopo due mesi di rigorosa quarantena domiciliare, ha ribadito con forza ancora maggiore, nel proprio dialogo via skype da Cervere con imprenditori e politici in collegamento – molti gli illustri Piemontesi presenti, oltre allo stesso conduttore Giletti, la Parlamentare del centrodestra Daniela Santanché e da Montecarlo il popolare capitano d’industria Flavio Briatore -, i punti di debolezza dei provvedimenti fin qui varati dal Governo e di contro quelli che dovrebbero essere i punti di forza ancora inattuati per mettere liquidità nel serbatoio vuoto del motore produttivo e occupazionale italiano, a partire dai piani a fondo perduto adottati in tutti i Paesi dell’Occidente tranne che nel nostro. Intervento sposato in pieno da Carlo Calenda, parlamentare europeo del NordEst, il quale ha criticato a più riprese i decreti di Conte, nei quali la mancanza di strumenti come la riassicurazione e la controgaranzia rendono complicata l’erogazione dei crediti bancari ai piccoli e medi imprenditori, a oggi con le casse vuote dopo 60 giorni di stop alle attività, mentre gli scontri continui fra Inps e Regioni bloccano gli anticipi della cassa integrazione salariale ai lavoratori a casa: “Servono strumenti statali diretti, che non obblighino le banche a interfacciarsi con sovrastrutture come SACE o Fondo centrale di garanzia, fonti di procedimenti cartacei lunghissimi”. I quali, come ha di nuovo spiegato Ghisolfi, non sostituiscono ma si aggiungono alle leggi e ai vincoli burocratici, fiscali e patrimoniali sugli Istituti di credito che esistevano già ben prima della pandemia scoppiata a fine febbraio in Italia.