Dr Schär: contro la crisi sicurezza dei dipendenti e solidarietà fra imprese

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Misure di sicurezza straordinarie prima ancora che diventassero obbligatorie, creazione di una task force dedicata alla crisi, suddivisione dei turni e delle squadre di lavoro per limitare al minimo il contatto tra i dipendenti, smart working, un bonus in busta paga per i mesi di marzo e aprile e tanta solidarietà con le altre aziende della zona. Così negli stabilimenti di Borgo Valsugana di Dr Schär, multinazionale altoatesina specializzata nella produzione di alimenti senza glutine e che proprio nel distretto trentino ha investito negli anni 33 milioni di euro, si sta affrontando la situazione di grande emergenza dovuta alla pandemia da Coronavirus. E la costante collaborazione con Trentino Sviluppo, che esattamente due anni fa, il 6 aprile 2018, aveva portato all’avvio di una nuova linea dedicata al pane, ha permesso nei giorni iniziali di crisi da Coronavirus di stoccare materie prime negli spazi del Business Innovation Centre (BIC) per far fronte alla grande richiesta di prodotti senza glutine proveniente dal mercato italiano ed europeo.

«In un primo momento c’è stato un incremento importante nella produzione – racconta Alberto Contessotto, direttore dello stabilimento Dr Schär di Borgo Valsugana – dovuto a una fase di panico iniziale da parte dei consumatori che temevano di non riuscire più a trovare i prodotti sugli scaffali». Una paura comprensibile vista dagli occhi di chi, celiaco o intollerante, può servirsi solo di alimenti gluten free. «La responsabilità nei loro confronti è alta, ora più che mai. Siamo riusciti a soddisfare tutte le richieste anche grazie ai nuovi stabilimenti di Borgo Valsugana, che nel 2019 hanno fatturato 36 milioni di euro, e all’aiuto di Trentino Sviluppo, che nel 2018 ci ha permesso di inserire una nuova linea produttiva».

Per garantire la produzione e, al tempo stesso, anche la sicurezza dei 195 dipendenti che lavorano nello stabilimento trentino, l’azienda ha deciso di adottare fin da subito delle misure di prevenzione del rischio, anche quando non erano obbligatorie per legge. «La prima cosa che abbiamo fatto – spiega Contessotto – è stata creare un team per la gestione della crisi, che adesso si confronta una volta a settimana anche con gli altri stabilimenti del gruppo in tutto il mondo». Ne è nata subito la decisione di inserire l’obbligo di indossare mascherine, guanti, in alcuni casi anche occhiali e di far misurare a tutti la febbre prima di entrare. È stato istituito lo smart working e i turni di chi lavora in produzione sono stati modificati per limitare al minimo i contatti non essenziali. «Un’iniziativa interessante decisa da Dr Schär è stata anche quella di dare un bonus a tutti gli operatori della produzione sulle ore lavorate per i mesi di marzo e aprile». Un modo per ringraziarli dello sforzo straordinario che stanno facendo in questo momento difficile.
Alla crisi sanitaria, racconta Contessotto, le imprese della Valsugana hanno risposto con l’aiuto e la solidarietà reciproca. È esemplare lo stretto rapporto che si è instaurato con i “vicini di casa” di Menz&Gasser, azienda altoatesina insediata a Novaledo. «Con Matthias Gasser ci sentivamo ogni sera, per confrontarci sulle iniziative da prendere per aumentare la sicurezza dei lavoratori. Noi per esempio gli abbiamo fornito delle mascherine, quando avevano difficoltà nel reperirle, mentre loro ci hanno suggerito di istituire un’assicurazione sanitaria qualora un dipendente dovesse ammalarsi».
Una crisi difficile da combattere, che richiede sacrifici e misure drastiche, ma che porta anche ad evolversi. Uno dei maggiori problemi di Dr Schär è stato subito quello di reperire le materie prime, a fronte di una richiesta che era aumentata di colpo. «In questo senso ne è nato uno spunto di riflessione per il futuro. Stiamo valutando infatti l’ipotesi di avere più fornitori in diversi paesi, così da farci trovare preparati se dovesse scoppiare un’altra emergenza»