Draghi comunichi di più e non si risparmi: non solo numeri e fatti, ma anche empatia

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Da sempre, da quando Pericle parlava agli uomini ateniesi convenuti al Partenone sul far della sera, la politica è anche comunicazione. Dopodiché, ricordiamo i discorsi da Piazza Venezia a Norimberga, dal Cremlino a quello di John Kennedy davanti al muro di Berlino. Da qualche tempo la comunicazione passa sui social: da Twitter a Facebook a Instagram, ma esistono ancora le conferenze stampa. Grande e positiva sorpresa ha destato la prima conferenza stampa tenuta dal Presidente del Consiglio Draghi la settimana scorsa. Abituati a lunghi discorsi molti giornalisti hanno apprezzato le risposte sintetiche e precise di Draghi. Hanno anche lodato la sua compostezza e pacatezza nell’argomentazione dimenticando che spesso i responsabili primi della conflittualità nei confronti dell’ex-Presidente del Consiglio Conte erano stati loro con atteggiamenti e argomenti deliberatamente antagonizzanti. Tuttavia, è già di per sé un merito da riconoscere a Draghi se gli interlocutori hanno fatto domande senza cercare di farsi pubblicità personale come suoi oppositori preparati e più bravi. Forse è proprio dai toni e dallo stile che può cominciare il necessario cambiamento della politica italiana. Ma, fuori dalla sala della conferenza stampa e nei giorni successivi non è mancato chi, come precisamente Matteo Salvini, ha ripreso e continuato nelle sue abituali affermazioni propagandistiche tendenti all’eccesso.

Poiché una rondine non fa primavera (anche se vi siamo finalmente entrati), è opportuno aspettare le conferenze stampa successive e le valutazioni che ne seguiranno per capire meglio dove Draghi e il suo governo dei migliori stanno portando l’Italia cambiandone la politica. Anzitutto, ritengo che sia lecito chiedere al Presidente del Consiglio una presenza più frequente. Ad esempio, la sua partecipazione all’inaugurazione della stele dedicata alle vittime del Covid nella città di Bergamo è stato un segnale molto importante. Fra un mese circa ci sarà la celebrazione della Liberazione dell’Italia e della Resistenza. Quello che Draghi farà e dirà potrebbe costituire uno dei momenti alti di condivisione della memoria sull’avvenimento costitutivo dell’Italia repubblicana.

Molto giustamente Draghi ha dato la priorità nella sua azione di governo alla lotta contro la pandemia. Una lotta che si affronta non soltanto sul piano medico e neppure con un semplice, ma dovuto, sforzo di riorganizzazione delle strutture burocratiche. Richiede osservanza delle regole da parte dei cittadini e disciplina nei comportamenti collettivi. Non è oramai più la fase di autoelogi e di riconoscimenti compiaciuti, ma spesso non abbastanza meritati, agli italiani i quali solo nelle emergenze darebbero il meglio di se stessi. Poiché la politica deve anche sapere creare consenso, a maggior ragione per un capo di governo venuto dall’esterno, il suggerimento e l’auspicio è che Draghi non si risparmi. Comunichi con maggiore frequenza e non solo con numeri e fatti, ma anche mostrando empatia.

Gianfranco Pasquino