Draghi sta dimostrando in queste settimane di poter fare assumere all’Italia una posizione di leadership europea

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Un ulteriore banco di prova sarà costituito a breve dal vertice del Consiglio europeo che si terrà il 25 e il 26 marzo, occasione in cui si riuniranno i Capi di Stato o di Governo dei 27 Paesi membri dell’Unione europea. Il vertice rappresenta, insieme alla Commissione, il motore decisionale dell’Unione.
Germania e Francia, forti di una salda cooperazione bilaterale, recentemente consolidata con il trattato di Aquisgrana del 2019, hanno spesso guidato le scelte più difficili dell’Unione, mentre il nostro Paese ha troppo spesso ricoperto un ruolo più defilato.
Da qualche settimana, complice anche la particolare situazione in Germania, dove la cancelleria Merkel sta esaurendo il mandato e la propria forza politica, il nostro Paese sembra poter assumere un ruolo di iniziativa e stimolo, se non ancora di guida.
La decisione del Presidente Draghi di bloccare l’esportazione di una partita di AstraZeneca, senza fare ricorso alle norme nazionali ma spingendo l’Unione a far valere la propria sovranità nel rapporto di forza con l’azienda farmaceutica, è stata di fatto l’assunzione, pragmatica, di una posizione di preminenza in ambito europeo.
In effetti, subito dopo, la Presidente von der Leyen ha affermato che le aziende che producono nella Ue e che non rispettano i contratti subiranno blocchi dell’export.
L’Europa, sotto la spinta del Governo Draghi, fa valere il principio di sovranità e non minaccia la grande azienda farmaceutica, avvezza a contestazioni e cause, di adire le vie legali, ma agisce politicamente, d’imperio, imponendo di fatto il rispetto tempestivo dei contratti.
Ma l’iniziativa e lo stimolo del Governo Draghi si sono manifestati non solo con la questione del blocco all’export dei vaccini, ma anche nella considerazione del nostro Presidente del Consiglio secondo cui, poiché il debito pubblico è aumentato per tutti i Paesi dell’Unione, di conseguenza, il patto di stabilità deve essere rivisto.
Il fermo ancoraggio, al contempo all’europeismo ed all’atlantismo, cardini affermati da Draghi fin dalle consultazioni, rappresentano una dichiarazione di identità e di metodo che gli consentono, quando opportuno, di non dover essere sempre indulgente ed accondiscendente verso le istituzioni europee, come ad esempio è accaduto sulla questione dei vaccini, laddove pur rispettando il ruolo della Commissione nell’approvvigionamento, il Presidente Draghi non ha nascosto che, in caso di inerzia europea, il Governo provvederà in autonomia.
Un rapporto di sussidiarietà dunque in cui Draghi, pur privilegiando l’approccio europeo, non manca di esercitare un ruolo di stimolo e di indirizzo, concorrendo di fatto alla guida dell’Unione.