DROGATI DAL WEB E IN BALIA DI CHIUNQUE, PROVIAMO A SALVARE I NOSTRI FIGLI

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Abbiamo, giustamente, stravolto la nostra quotidianità, limitato le nostre Iibertà, compresso principi e diritti costituzionali per tutelare la vita dei nostri anziani minacciata da un virus occasionale. Lasciamo quotidianamente i nostri giovani in balia di un virus non meno distruttivo, che ne mina le facoltà mentali e, più spesso di quanto non si pensi, ne mette a repentaglio la vita. È ora che la politica si ponga il problema del Web.
La tragedia della bambina palermitana indotta all’autosoffocamento da un “gioco” su Tik Tok ci obbliga a riflettere sull’assurdità di far liberamente circolare i nostri figli nelle piazze virtuali giorno e notte alla mercé di chiunque, di esporli alla pornografia e alla violenza, di incoraggiarli all’esibizionismo, di indurli all’autolesionismo. Ma questi, paradossalmente, sono i rischi minori. L’indagine che ho promosso in commissione Istruzione del Senato sull’impatto del digitale sui più giovani sta facendo emergere un quadro drammatico. I danni fisici (miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscolo-scheletrici, diabete) derivanti dall’uso prolungato di social e videogiochi sono il meno. Preoccupano di più i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, insonnia. E ancor più preoccupa la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamavamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità… Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani. Niente di diverso dalla cocaina, dicono i neurologi, i sociologi e i pedagogisti che abbiamo audito. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche. Il cervello rilascia dopamina, il neurotrasmettitore del piacere. Predicare un uso moderato del Web è ingenuo come lo sarebbe dare ad un cocainomane un chilo di cocaina invitandolo a consumarne non più di una striscia al giorno. Ci illudiamo di gestire il problema. Il risultato è che, per la prima volta nella storia dell’umanità, le nuove generazioni mostrano facoltà mentali più ridotte rispetto alle generazioni precedenti.
Mi appello, perciò, al governo e a tutte le forze politiche affinché prendano sul serio il problema. Nella speranza di sollevare un dibattito pubblico, di responsabilizzare i genitori e di coinvolgere il Parlamento, proporrò disegni di legge per:
-Vietare la vendita e il possesso di smartphone o tablet ai minori di 14 anni.
-Rendere obbligatoria, per i minori di 18 anni, l’installazione sul proprio smartphone di una app per il controllo parentale che certifichi le ore d’uso e inibisca l’accesso ai siti vietati ai minorenni.
-Condizionare la possibilità di iscriversi a un social alla registrazione, e alla verifica, di un documento di identità.
-Rendere obbligatorio ed effettivo l’“age verification” sui social così come previsto dal Gdpr europeo.
-Inibire l’accesso dei telefonini nelle scuole a studenti e insegnanti: come le pistole nei saloon, vanno depositati all’ingresso.
-Prevedere almeno un’ora settimanale di educazione digitale per tutte le scuole superiori.
Stiamo spensieratamente assistendo alla distruzione mentale, e in diversi casi fisica, di intere generazioni. Una responsabilità che chi è investito da un ruolo pubblico non può (non dovrebbe) accettare.

Andrea Cangini