È la politica internazionale a caratterizzare i primi passi di questo nuovo anno

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Le tensioni tra Stati Uniti e Iran sono molto preoccupanti ma personalmente sono molto più preoccupato per l’atteggiamento turco nel Mediterraneo e in Libia. Nel progressivo disimpegno americano e nel clamoroso silenzio europeo, i soggetti che stanno giocando un ruolo decisivo nell’area sono sempre più Russia e Turchia. E la cosa è inquietante soprattutto per il ruolo strategico che il Mediterraneo ha sempre avuto e sempre avrà nella politica italiana. Non solo per l’immigrazione, non solo per il petrolio, non solo per il business: l’Italia spettatrice e non protagonista nel Mediterraneo è una sconfitta per tutti. La politica estera di un Paese si fa con il lavoro quotidiano, durissimo, non con una photo opportunity.

Parleremo di questo e di altro martedì in Senato. Ne ho parlato intanto in questo brano dell’intervista di domenica scorsa al Messaggero. A livello economico crescono i riconoscimenti per ciò che è stato fatto in passato. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Qui un bellissimo articolo de “il Sole 24 Ore”, qui persino il “Corriere della Sera” ammette che con il Jobs Act e senza articolo 18 i licenziamenti sono diminuiti, i posti di lavoro aumentati.

Ora la sfida è quella del Piano Italia Shock per sbloccare i cantieri, i troppi cantieri che la burocrazia sta fermando. L’Italia vede rallentare molti indicatori. Noi abbiamo fatto bene a bloccare le elezioni e dunque l’aumento dell’IVA e un governo sovranista per cinque anni. Ma bisogna darsi una smossa e rilanciare sui cantieri, sui posti di lavoro, sulla crescita. Noi ci siamo, pronti a fare la nostra parte, pronti a dare una mano. E tante idee.