“È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti.”

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Queste le parole di Papa Francesco nell’Enciclica “Fratelli tutti”, firmata il 3 ottobre ad Assisi.

In questo momento in cui il mondo vive una triplice crisi sanitaria, ecologica e socio-economica, Francesco interpella il mondo sugli attuali modelli di sviluppo e lo spinge ad interrogarsi sulle conseguenze che essi hanno prodotto in termini di diseguaglianze, esclusione e individualismi. In questo scritto Francesco indica una strada da percorrere per drizzare la rotta, offrendo come terapia a questo mondo malato un “un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale”.

Queste pagine sono ricche di spunti per tutti e toccano diverse tematiche: quelli che più tengo a sottolineare, però, riguardano ancora una volta la cura del creato, come già evidenziato nella Laudato Si’, e la sostenibilità globale delle nostre azioni e delle misure che immaginiamo per lo sviluppo della nostra società.“Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune”. In questa direzione va il mio costante impegno per la costruzione di politiche che generino allo stesso tempo sostenibilità economica, ambientale e sociale.

Ho apprezzato molto, e faccio mio, anche il passaggio sulla buona politica, intesa come “essere a fianco del proprio “popolo” per interpretarne il “sentire”, avere una “visione ampia” e una particolare attenzione al “dialogo interdisciplinare”. Un approccio ben diverso dal populismo irresponsabile, da cui il Papa ci mette in guardia, che strumentalizza la cultura del popolo e lo stigmatizza come insano.

Per uscire dalla crisi che stiamo vivendo e che affrontiamo tutti “sulla stessa barca”, abbiamo bisogno di un approccio integrato, e proprio in questo senso la cultura dei cattolici democratici può dare un apporto fondamentale.