Elizabeth George – Agguato sull’isola. Milano, Longanesi, 2004. 634 p. (167)

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“… Si aspettava troppo dalla gente, dalla vita. E in quelle aspettative aveva gettato il seme della propria distruzione.”

“….allora ha ucciso,…credo che trovasse dell’ingiustizia laddove altri vedevano semplicemente la vita come andava. E non riusciva a togliersi di mente quell’ossessione; quello che era accaduto, che era stato fatto….”.

In questi due soli concetti sono racchiusi le trame, gli inganni, le astuzie che hanno spinto l’omicida a compiere un delitto che, ben raccontato da questa brava scrittrice americana, appassionerà i lettori per tutte le sue 634 pagine (forse troppe: un po’ prolissa lo è stata) con apparenze e sostanza, cambi di motivazioni e sotterfugi che un esperto della scientifica in pensione (molti meriti) ed un commissario di polizia (un po’ meno) pazientemente riescono a ricostruire, a smontare e ad incastrare il colpevole.

Su una trama apparentemente banale: una giovane fotografa californiana e suo fratello devono prelevare in Usa un plico con dei disegni architettonici e consegnarlo ad un ricco ebreo che vive su un’isola nella Manica. Ma, dopo qualche giorno, l’uomo viene trovato morto su una spiaggia deserta. Circostanze poco chiare (un sasso spinto in bocca e morte per soffocamento, senza apparente resistenza) e, soprattutto, mancanza di un valido motivo non impediscono alla polizia di arrestare prima la fotografa e poi il fratello, confondendo il lettore con intrecci sentimentali della poco limpida vita del riccone e di varie signore e signorine (anche minorenni), con alcuni inconfessati segreti degli isolani. Una “galleria” di personaggi che sfilano sotto l’occhio del lettore, ognuno proponendo uno o più motivi a giustificare un omicidio; anche a causa di una ricca eredità progressivamente sparita e di un misterioso quadro che sarà anche lui personaggio principale di questa storia (anche dell’arte….).

A complicare ancor più la vicenda, si scoprirà che il decantato museo di guerra progettato dal ricco e non più giovane “don Giovanni” – che i disegni trasportati nel plico smentiscono – era stato solo una vana promessa: non era vero, non era nelle sue vere intenzioni fondare quel Museo!

Allora ci si chiederà: dove sono finite le tante migliaia di sterline sparite? A cosa servivano quegli inutili disegni trasportati tramite un corriere anziché essere spediti normalmente? E, soprattutto, chi ha commesso quell’omicidio e perché?

Tutto troverà risposta: basterà avere la pazienza (ce ne va un po’! a causa del dilungarsi eccessivo delle descrizioni… lo dicevamo) di arrivare alle ultime pagine… e non farsi ingannare dai tanti fuorvianti trabocchetti ben posati dall’autrice per confondere le acque a chi vuol fare il novello Sherlock Holmes!.

Franco Cortese Notizie in un click