EMERGENZA ASILI: SERVONO ASILI PUBBLICI E PERSONALE QUALIFICATO, ALTRO CHE VIDEOSORVEGLIANZA!

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Oltre un milione di bambine e bambini tra zero e tre anni rimangono esclusi dagli asili nido (dati ISTAT): la copertura è di 24 posti ogni 100 bambini, ancora ben al di sotto di quel 33% fissato dall’Unione Europea .
La Toscana ha una copertura tra le più alte d’Italia (35%) ma nel conteggio dei posti si sommano sia i pubblici che i privati, e soprattutto si investe solo su questi ultimi: la Regione dà soldi ai Comuni per rimborsare i genitori che iscrivono i figli all’asilo privato! Il concetto è che il servizio pubblico non è in grado di aprire nuovi spazi nido (mancanza di soldi? di idee, di capacità imprenditoriali, di competenze?) e quindi passa la palla al privato: prende i soldi di noi tutti e li regala al privato facendoli passare dalle mani dei genitori.

Gli asili condominiali e aziendali sono soluzioni “a metà”, prive di concrete garanzie di competenza e qualità e presentate invece come avanguardie, come risolutive della “fame” di posti-nido. Sta crollando un presupposto base del nido di qualità: essere una struttura che, a partire dalla competenza e dalla preparazione del personale per arrivare agli arredi e alla divisione degli spazi, si fa garante di dare risposte qualificate ai bisogni conoscitivi e alle potenzialità espressive e di accrescimento del bambino. Il nido “famiglie amiche” si prospetta oggi invece come una soluzione alla “vogliamoci bene” (… e teniamoci anche un po’ di contributi pubblici) senza nessuna garanzia di competenza pedagogica/educativa per il bambino. Il nido non deve servire solo di appoggio organizzativo per i genitori ma deve essere anche strumento di formazione dei genitori stessi, dai temi della corretta alimentazione a quelli della conoscenza dello sviluppo dei bambini e di come lo si favorisce. Il ruolo formativo, informativo e di sostegno alla genitorialità che il nido deve svolgere è irrinunciabile.

L’idea poi di costruire nidi “per categorie”, vedi ad esempio nidi per i dipendenti comunali o nidi per i lavoratori di un ospedale, non tiene in nessun conto il criterio zonale della distribuzione del servizio. I lavoratori di un ospedale hanno turni con alternanze fra giorno, pomeriggio, notte e non abitano tutti vicino all’ospedale: tutti i giorni dovrebbero recarsi comunque nel luogo di lavoro, anche se lontano per garantire al figlio una continuità di frequenza dell’asilo? Il rischio è che il bambino al nido dell’ospedale ci vada solo nei giorni che la madre, per lavoro, ha bisogno di posteggiarlo. E quando un nido si imposta sulle esigenze di posteggio dei genitori finisce per strutturarsi anche nelle metodologie di gestione del bambino come posteggio. Un ritorno ad un passato nebuloso, dove si faceva confusione fra assistere e accrescere, ingrassare e far diventare grandi, vivere sperimentando e passare il tempo nella noia. Si intravedono all’orizzonte bei posteggi colorati, pieno di giochi, con un buon cibo, ma inesorabilmente posteggi. Ai bambini serve altro.
Serve un investimento straordinario sull’offerta pubblica, unico elemento di garanzia di un miglioramento anche della qualità dei servizi . Serve investire sul personale che opera nel settore, attraverso nuove assunzioni e percorsi di riqualificazione e aggiornamento.

E’ ridicolo e incompetente che l’unica risposta negli ultimi anni sia stata quella delle somme stanziate per l’installazione di impianti per la video sorveglianza permanente! E’ una scelta disastrosa, che mina il rapporto di fiducia alla base della relazione tra educatori e genitori, e per altro distoglie risorse che potrebbero essere utilizzate al meglio. E’ una governance pubblica che deve garantire un’istruzione e un accudimento consoni con atti concreti e verifiche costanti. Solo un servizio universale e pubblico è garanzia di qualità. Le telecamere non portano certo cultura.