Era il 27 settembre 1943 quando prese il via l’insurrezione popolare a Napoli contro l’occupazione nazifascista

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Fu l’inizio di quelle che sono note come le “Quattro giornate di Napoli”.
La rivolta fu l’ultimo atto, il più glorioso ed eroico, di una fase drammatica che vide la città di Napoli vessata da bombardamenti, saccheggi e violenze inaudite.

Quando i nazifascisti iniziarono i rastrellamenti per scovare quanti non avevano risposto alla chiamata al servizio di lavoro obbligatorio tutta la cittadinanza decise di ribellarsi, facendo valere il proprio desiderio di riscatto civile, liberando la città già un giorno prima dell’arrivo degli Alleati.

La democrazia, che in quel contesto storico andava conquistata ad un prezzo così alto, deve continuare, ancora oggi, ad essere promossa, difesa e tutelata. Promossa tra i giovani, innanzitutto, che non avendo vissuto le tenebre della guerra e della dittatura, devono comprendere pienamente il privilegio di vivere, grazie al sacrifico di molti, in un Paese libero. Ma anche difesa e tutelata: contro gli attacchi della criminalità organizzata, le insidie della corruzione e del malcostume, le ingiustizie e il degrado sociale ed ambientale, che minano la democrazia nei suoi principi ispiratori più vitali.

L’anniversario di oggi deve dunque ricordarci soprattutto questo: che la nostra democrazia è figlia dell’energia civile di uomini e donne di ogni età e condizione pronti a sacrificarsi per la libertà del proprio Paese. Questa energia può e deve continuare a sostenerci e a motivarci.