In Siria le truppe turche perdono soldati nella zona di Idlib, nella quale combattono a fianco di ribelli fondamentalisti, contro l’esercito del regime di Assad, e intanto un milione di sfollati tenta la fuga verso il nord, verso la Turchia.
Qui sappiamo bene per quanti anni sono stati “contenuti” circa tre milioni di sfollati e migranti in arrivo da Siria, Iraq, Afghianistan, Pakistan, con un notevole contributo delle casse europee, ben 6 miliardi, che oggi sono esauriti.
Per questo il Sultano turco oggi usa come grimaldello queste persone: chiede nuovi aiuti economici all’Ue, chiede intervento militare della Nato.
In questi giorni sono almeno 13 mila i migranti affollati al confine con la Grecia, che li respinge con violenza e lacrimogeni. I numeri sono in continuo aumento, giorno dopo giorno, e potrebbero arrivare brevemente a 80mila. La stazione di Istanbul si riempie di persone in partenza per il confine, e i pullman non bastano a contenerli.
La massa in fuga è principalmente composta da famiglie con bambini, giovani e anziani. Atene è terrorizzata perché le presenza in Grecia sono già altissime, per non parlare delle isole: solo nel 2019 sono arrivati circa 75mila migranti, quando le frontiere turche erano ben serrate, e sulle isole i sovraffollamento è noto: circa 40 mila persone vivono nei campi profughi sulle isole di Lesbo, Chios, Samos, Kos e Leros.
Qui le situazioni sono al limite dell’umano e stanno nuovamente aumentando le morti in mare (è notizia di questa mattina la morte di un bambino annegato durante le operazioni di sbarco).
Il premier conservatore Kyriakos Mitsotakis ha convocato un gabinetto di emergenza. E’ necessario assumersi la responsabilità di fare qualcosa anche come Italia, e soprattutto come Europa.