Esistono i “cattivi pagatori” ma esistono anche le “banche cattive”

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Economia - soldi - Euro - Monete - Congiuntura - Situazione Nella foto: Trento 02 marzo 09 AgF Bernardinatti Foto

E se provassimo ad immaginare anche una black list delle banche condannate per gli abusi perpetrati a danno dei cittadini? Non è una provocazione, è una dichiarazione di “par conditio” considerato che loro, le banche, “segnalano”, a giusta ragione, quelli che non riescono a restituire quanto hanno ricevuto in prestito o che non onorano gli impegni presi! Andiamo con ordine.

In molti miei precedenti articoli ho spesso parlato dell’ingiustizie che milioni di Italiani sono costretti a subire una volta entrati nel vortice delle segnalazioni negative delle SIC (sistemi di informazioni creditizie). Qualche anno fa mi accorsi, potenza del web, che un testardo operatore finanziario pugliese aveva sposato la causa in prima persona e addirittura aveva lanciato una petizione popolare su change.org, successivamente accolta positivamente dal Parlamento Europeo.

Dopo anni di insistenze Raffaele Tafuro, questo il suo nome, in qualità di Presidente di una associazione che aveva nel frattempo costituito e che oggi conta tra i suoi iscritti circa 2 milioni di consumatori e oltre mille imprese finanziarie, ha portato la causa collettiva sui tavoli istituzionali del MEF. Ricevuto dal Sottosegretario On. Massimo Bitonci (LEGA), dal Sottosegretario On. Alessio Villarosa (M5S) e ascoltato da alcune commissioni parlamentari, Tafuro ha proposto, discusso e notificato una riforma che sembra aver incassato un generalizzato parere favorevole, tra cui anche quello autorevole della Banca d’Italia.

Una lotta che favorisce milioni di consumatori e migliaia di imprese che, impossibilitate a chiedere credito nelle forme tradizionali, sono costrette a rivolgersi agli usurai con conseguenze facili da immaginare. Per chi non lo sapesse, ad oggi risultano segnalati come cattivi pagatori nelle banche dati nazionali Crif, Ctc, Experian e Assilea circa 16 milioni di Italiani e numerosissime aziende.

Ma il dato più sconvolgente riguarda 6 milioni di questi “bad payer”. Nonostante emerga dagli atti che questi soggetti abbiano regolarizzato la propria posizione debitoria (gli Istituti di Credito non hanno più nulla a pretendere), continuano ad essere segnalati. Rimangono CATTIVI PAGATORI per anni anche se hanno regolarizzato la loro posizione.

Ciò implica, ovviamente, che i soggetti coinvolti non possono accedere a nuovo credito per un periodo compreso tra i 12 e i 24 mesi dalla regolarizzazione (!) creando frustrazione in chi si vede negato il finanziamento, oltre che un notevole danno dell’economia REALE!                                                       fonte https://www.ilparagone.it