Ex, Ilva, ArcelorMittal avverte: “A Cornigliano lavoro ancora per 10 giorni”

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GENOVA – Torna in un momento particolarmente delicato per Genova la conferenza generale del coordinamento europeo dei consigli di fabbrica della siderurgia, che per il terzo anno viene ospitato dalla Fiom genovese. I lavoratori dello stabilimento Arcelor Mittal di Cornigliano ancora non hanno dichiarato sciopero ma tutti in fabbrica sanno che è questione di giorni.

È in arrivo a Genova una nave carica di semilavorati che garantirà a Genova lavoro fino alla prossima settimana, una decina di giorni di lavoro. Poi potrebbe arrivare lo stop. “La situazione è quella che possono vedere tutti – dice Armando Palombo, coordinatore dell’rsu – con il governo in totale confusione di fronte a una Mittal lucidissima che va avanti per la sua strada e non dice una parola all’esterno. Nel braccio di ferro tra il Mike Tyson dell’acciaio e gli azzeccagarbugli dilettanti di Roma, Mittal minaccia migliaia di operai. Ma non abbiamo nessuna intenzione di restare schiacciati”. Mercoledì 13 novembre a villa Bombrini arriveranno delegazioni di siderurgici da Dunkerque, Brema e Fos-Sur-mer. “Bisogna ripartire dalla semplice parola d’ordine della difesa del salario e del posto di lavoro nei più grandi stabilimenti siderurgici dell’Europa – spiega ancora Palombo – e, attorno ai grandi consigli di fabbrica, imboccare la strada del sindacato europeo”.

Il ministro della Salute Speranza non eslude nessuna soluzione: “In queste ore c’è un tavolo aperto con Mittal, è giusto continuare il dialogo con loro, ma nessuna soluzione può essere esclusa, anche quella della partecipazione pubblica”. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a proposito dell’eventuale nazionalizzazione dell’ex Ilva. “Mi sembra un’idea ragionevole, non folle”. Quanto all’eventuale intervento della Cdp per Speranza “sarebbe una strada abbastanza naturale”.

In attesa del possibile nuovo incontro tra i vertici di ArcelorMittal e il governo, le forze politiche muovono i primi passi concreti per tentare di sbloccare la situazione e salvare i posti di lavoro. L’occasione è il decreto fiscale collegato alla manovra, all’esame della Camera, sul quale oggi sono stati presentati un migliaio di emendamenti. Ed è su questo provvedimento che alcuni partiti, anche di maggioranza, mirano ad intervenire per mettere in campo misure urgenti a sostegno dell’occupazione e della produzione del sito tarantino.

Ma mentre nel centrodestra la linea appare unitaria, con Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia pronti a votare a favore del ripristino dello scudo penale, la maggioranza si presenta ancora divisa, con Italia viva che forza la mano e presenta due emendamenti a favore dell’immunita’ e il Movimento 5 stelle ancora fermo sul ‘no’ allo scudo. Il Pd, per il momento, attende il nuovo incontro tra azienda e presidente del Consiglio e sceglie di non presentare alcun emendamento al decreto fiscale relativo all’ex Ilva.

Conte non esclude il ripristino dell’immunità penale. Tuttavia, è dall’indomani del primo faccia a faccia con i vertici di ArcelorMittal che il premier spiega che il vero problema non è lo scudo penale. Ma l’intenzione dell’azienda di tirarsi indietro rispetto agli impegni assunti. E anche oggi, in un’intervista, Conte torna a ribadire: “Per stanare il signor Mittal sulle sue reali intenzioni, gli ho offerto subito di reintrodurre lo scudo: mi ha risposto che se ne sarebbe andato comunque, perchè il problema è industriale, non giudiziario”. Pertanto, “chi vuole reintrodurre lo scudo per levare un alibi a Mittal trascura il fatto che Mittal non lo usa, quell’alibi”. Quindi, a questo punto, anche solo continuare a parlarne, indebolisce l’esecutivo “nella battaglia legale, alimenta inutili polemiche e ributta la palla dal campo di Mittal a quella del governo”. In definitiva, “soltanto se Mittal cambiasse idea e venisse a dirci che rispetterà gli impegni previsti dal contratto potremmo valutare una nuova forma di scudo”