Fabio Gallia Amministratore Delegato e Direttore Generale di Cassa Depositi e Prestiti

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Tratto da “ Banchieri “ di Beppe Ghisolfi – ARAGNO Editore

Mi sono laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino a fine novembre nel 1987, dopo aver terminato il servizio militare nel Corpo degli Alpini. Un contratto in Accenture ha rappresentato la prima porta d’ingresso nel mondo del lavoro: un esordio intenso e formativo, soprattutto perché mi ha portato al primo confronto con la cultura internazionale e ad una prima permanenza all’estero a Chicago. Ho poi arricchito il mio percorso con un’esperienza come commercialista, che mi ha consentito di conoscere meglio il mondo delle professioni e, soprattutto, l’analisi di bilancio. Nel 1990 ho iniziato una lunga esperienza professionale in Ersel Asset Management Sgr, all’interno del gruppo torinese Giubergia, una realtà che ha precorso i tempi in Italia nella modernizzazione della gestione del risparmio e dell’asset management. Al centro degli anni in Ersel, dal 1990 al 2002, c’è stato l’incontro con Renzo Giubergia, un vero imprenditore e uomo di mercati, punto di riferimento delle più importanti dinastie imprenditoriali italiane e anima propulsiva dello sviluppo finanziario non solo italiano nel dopoguerra. In quei dodici anni con lui ho appreso lezioni che non ho dimenticato, e di cui ho continuato a riscontrare l’attualità anche a molti anni di distanza: sul mondo dei mercati dei capitali, sull’approccio agli investimenti, sull’apertura internazionale, sul rapporto con il cliente, sull’importanza della fiducia e della trasparenza con gli investitori. In particolare, due aspetti dell’esperienza in Ersel hanno caratterizzato il mio percorso e hanno inciso sul mio modo di lavorare, anche nelle esperienze future. Il primo riguarda la conoscenza diretta delle imprese e del territorio. Occorre parlare con gli imprenditori, ricercando anche la possibilità di confronto con fornito- ri, clienti e concorrenti per poter meglio comprendere le dinamiche di ogni settore. Per questo, fin da subito, ho deciso di visitare le realtà aziendali per conoscerle in prima persona. È una buona abitudine che ho sempre mantenuto nel corso degli anni. Ho avuto la fortuna di seguire i processi e la crescita di alcune importanti realtà industriali da vicino, anche all’interno di Consigli di Amministrazione. Il secondo aspetto è l’orizzonte internazionale. Ersel, oggi guidata dal figlio Guido, ha sempre dato grande importanza a questo tema. Ho avuto la fortuna di formarmi sul campo, negli anni ’90, in un periodo di grande integrazione internazionale per la finanza. Dal 1990 al 1992 ho lavorato come analista finanziario nella joint venture con S.G. Warburg (oggi UBS), la principale banca d’investimento europea fondata dal leggendario Siegmund. Il confronto con una banca d’affari europea quotata mi ha insegnato molto sugli elementi di base dell’analisi fondamentale e sul funzionamento del mercato dei capitali. All’interno di Ersel ho ricoperto ruoli crescenti: dal 1996 Chief Investment Officer e dal 1999 partner e Direttore Generale. La crescita professionale ci impone spesso di compiere delle scelte. Nel mio caso, anche in considerazione dell’evoluzione della finanza italiana in quegli anni, mi sono trovato al crocevia tra l’identità di investitore a tempo pieno e l’identità del manager. La scelta della vocazione manageriale ha coinciso con l’approdo al Gruppo Capitalia nel 2002, non ancora quarantenne, come Vice Direttore Generale e Chief Financial Officer. Nel 2003 sono stato nominato Condirettore Generale. All’interno dei vari ruoli operativi, grazie a un efficace lavoro di squadra, abbiamo condotto la trasformazione e il consolidamento di questa realtà bancaria, che ha presentato molte sfide, come quella di integrare culture bancarie diverse, provenienti da territori tra loro distanti, dalla Lombardia alla Sicilia. Abbiamo affrontato situazioni difficili, come quella di Bipop Carire, che richiedevano profondo impegno nella ristrutturazione e nel rilancio, realizzando una storia di successo nel mercato dei capitali. Alla base di questi risultati c’è stato, a mio avviso, anche un incontro tra diverse sensibilità: nel top management e nelle prime linee si sono integrate, in modo complementare, la competenza di lungo corso delle personalità più esperte e la forte cultura di mercato dei dirigenti appartenenti a una nuova generazione. Tra le esperienze più significative di quegli anni, c’è stata la guida di Fineco, di cui sono stato Amministratore Delegato dal 2003 al 2005. In Fineco, società quotata a Milano con il 60% di investitori terzi, ho portato avanti il turnaround e ho avuto l’occasione di interfacciarmi costantemente con gli investitori, di comprendere ancora una volta l’importanza della fiducia e del rispetto nel rapporto con loro. Nell’esperienza di Fineco, avevamo una chiara percezione del rilievo della frontiera dell’online banking, su cui investivamo in modo massivo le risorse che derivavano dalla razionalizzazione degli altri segmenti. Nel 2005 sono stato nominato Amministratore Delegato di Banca di Roma. L’esperienza all’interno di Capitalia si è chiusa nel 2007 con la fusione per incorporazione della stessa in Unicredito Italiano. E mentre coglievo l’opportunità di lavorare all’integrazione tra i due gruppi, ho ricevuto un’offerta da BNP Paribas. La proposta del gruppo francese non si limitava alla prospettiva di dirigere la Banca Nazionale del Lavoro. BNP Paribas mi chiedeva di entrare nell’executive board del gruppo, primo non francese in una realtà con una grande storia. Questa poteva essere – e sarebbe sta- ta – un’esperienza straordinaria anche dal punto di vista umano. La prospettiva globale, importante in varie fasi della mia carriera, si è concretizzata quindi con l’ingresso in un grande gruppo francese, caratterizzato da una note- vole solidità nell’ambito europeo, dalle dimensioni internazionali e da una visione di lungo periodo. Fare l’Amministratore Delegato di BNL in quegli anni decisivi ha voluto dire affrontare l’impatto della crisi, potendo sempre contare sulla fiducia dell’azionista. Ed è stata anche una vera esperienza europea, nello snodo dei rapporti, umani e professionali, tra la Francia e l’Italia. L’incontro tra questi due Paesi mette insieme due culture, che a ben vedere possono essere due facce della stessa medaglia: la capacità di reazione e la creatività degli italiani, l’attenzione per la pianificazione di lungo periodo e per l’organizzazione dei francesi. La risposta alla crisi ha mostrato che queste caratteristiche possono essere complementari e, soprattutto, efficaci. Entrare come primo non francese della storia nel board di BNP Paribas, lavorare all’interno di questa realtà e conoscerne i meccanismi mi ha permesso di creare rapporti di stima con persone come Michel Pébereau (all’epoca Presidente e “fondatore” del Gruppo), Baudoin Prot e Jean-Laurent Bonnafé. Penso a figure come Jacques de Larosière, già managing director del Fondo Monetario Internazionale e governatore della Banca di Francia, e François Villeroy de Galhau, che ha fatto parte del gruppo prima della sua nomina a Governatore della Banca di Francia nel 2015.
La mia “vocazione” internazionale mi ha portato spesso oltre l’Atlantico. In una di queste frequenti trasferte, mi trovavo nella Silicon Valley nel 2007, pochi giorni dopo il lancio ufficiale dell’iPhone da parte di Steve Jobs. Per questo durante gli anni di BNPP ho consolidato l’abitudine di andare almeno una volta l’anno nella Silicon Valley per conoscere meglio il mondo dell’innovazione e rendermi conto personalmente dell’impatto che avrebbe avuto sul sistema bancario e, più in generale, sulle nostre vite.
Porto con me un ricordo bellissimo delle persone della BNL. Una squadra che trovava grandi momenti di coesione non solo nel lavoro quotidiano di integrazione tra realtà differenti nell’ambito del Piano Italia, ma anche nell’impegno sociale, per esempio con la raccolta fondi di Telethon o nel progetto sull’educazione finanziaria. In particolare verso i più giovani: con “EduCare Scuola” ci siamo rivolti a 125mila alunni di scuole primarie pubbliche, in 24 province italiane con l’obiettivo di diffondere tra i bambini i concetti di base dell’economia del quotidiano, come il denaro e il risparmio. Intanto nel corso degli anni della crisi, BNPP continuava a perseguire una strategia di rafforzamento, nell’ambito europeo e in quello italiano. Nel 2009 è stata completata l’acquisizione di Fortis, la prima banca belga, avviata nel 2008, migliorando ancora le potenzialità di crescita del gruppo con la presenza in Belgio e in Lussemburgo. Il 2009 è stato anche l’anno dell’acquisizione di Findomestic da parte di BNP Paribas Personal Finance, un altro investimento e segnale di fiducia del Gruppo sull’Italia; con la nomina di Presidente di Findomestic nel dicembre 2009 ho avuto l’occasione di approfondire ulteriormente la mia esperienza in questo settore. Negli anni di BNL, abbiamo lavorato a una maggiore collaborazione delle numerose realtà del gruppo nel mercato italiano, per conseguire sinergie e integrare competenze e culture. In questo senso deve essere letta l’iniziativa di unificare la presenza fisica dei colleghi del gruppo a Milano, negli uffici del “Diamantone” e l’investimento della nuova sede di Roma al Tiburtino, con una forte impronta di sostenibilità ambientale, di tecnologia e innovazione. La nuova sede romana è stata inaugurata il 13 luglio 2017 dal Presidente del Consiglio.
Nel mentre, non ero più in BNP Paribas, perché nell’estate 2015 ho incontrato un altro crocevia: l’ingresso nel Gruppo Cassa Depositi e Prestiti come Amministratore Delegato e Direttore Generale, insieme al Presidente Claudio Costamagna. Non era un passaggio pianificato. Ho accettato questa opportunità per dare il mio contributo a una realtà estremamente importante per il Paese, dopo lunghi anni trascorsi nel settore privato. La missione di CDP è racchiusa in poche parole: investire per la crescita e la competitività del Paese, potendo contare su alcune caratteristiche che rendono unica questa istituzione, quali il privilegio di pensare e lavorare a lungo termine; la capacità di intervenire nei fallimenti di mercato; il coinvolgimento di altri investitori, italiani ed esteri, con un ruolo di catalizzatore; l’attenzione per la sostenibilità sociale e ambientale. Aver lavorato come investitore per metà della mia vita professionale e come banchiere per l’altra, unitamente agli anni trascorsi come Amministratore indipendente in importanti realtà industriali, mi ha dato la convinzione di potermi impegnare in questa sfida. Nei cinque aspetti prioritari della nostra attività ritrovo infatti il “filo rosso” del mio percorso: il sostegno alle infrastrutture, l’accompagnamento delle aziende nel loro sviluppo all’estero, la vicinanza alle imprese, l’esigenza di perseguire l’innovazione, l’investimento nel sociale. All’impulso pubblico, si affianca nell’operatività odierna di Cassa l’importanza di stare sul mercato, di costruire ponti tra pubblico e privato. All’interesse dello sviluppo dell’Italia, si affianca l’interesse europeo, attraverso il nostro ruolo nel Piano Juncker e la partnership con gli altri Istituti Nazionali di Promozione, per progetti e iniziative comuni. Come nella vicinanza delle due bandiere, italiana ed europea, nei nostri uffici. Confesso di essermi accostato all’idea di scrivere queste brevi righe con una certa ritrosia, che ho vinto con il pensiero che alcuni passaggi della mia esperienza potessero far riflettere i più giovani, con particolare riferimento all’apertura nei confronti delle sfide, all’attenzione all’innovazione e alla necessità di essere sempre connessi in un mondo del lavoro sempre più internazionale.