FANGHI TOSSICI SU TERRENI AGRICOLI

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PER GLI IMPRENDITORI LOMBARDI È PIÙ IMPORTANTE L’AZIENDA CHE LA SALUTE DELLE PERSONE

“Io ogni tanto ci penso… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente”. Così parla Antonio Maria Carucci, un geologo (che ahimè infanga l’onore della professione dalla quale provengo) a libro paga della Wte, azienda della bassa bresciana finita al centro di esposti e denunce presentate dai cittadini già dieci anni fa, mentre parla al telefono con Simone Bianchini, un contoterzista che quei fanghi li spandeva nei campi di contadini ignari.

Lasciano di sasso le intercettazioni contenute nell’ ordinanza di sequestro della ditta produttrice di fanghi e gessi di defecazione, nell’ambito dell’inchiesta che conta 15 indagati. Secondo l’accusa, da gennaio 2018 al 6 agosto 2019, sarebbero finite ben 150 mila tonnellate di fanghi altamente inquinanti su terreni ai cui proprietari veniva raccontato che si trattava di scarti agroalimentari.

La Provincia negli anni aveva già contestato alla Wte l’irregolarità delle lavorazioni, e Arpa ha dimostrato il carico inquinante di quei fanghi, con il superamento dei limiti soglia per zinco, stagno, idrocarburi, toluene, fenolo, cianuri, cloruri, nichel-rame, solfati, arsenico, selenio. Leggendo queste notizie, rimango basito di fronte all’umana meschinità e avarizia, che non si ferma nemmeno davanti al pericolo per la vita delle persone e dell’ambiente in cui tutti viviamo.

Mauro Coltorti