FARE DEL BENE AL LAGO DI GARDA

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Parlando del lago di Garda, in ogni diverso ambiente cui ci si trova, istituzioni, imprese turistico ricettive, ma anche più semplicemente conversando in strada, nella quasi totalità dei casi c’è un linguaggio scontato di riconoscimento di un sito che sarebbe al top per l’accoglienza del fenomeno turistico. Mentre quasi nessuno, o per meglio dire in pochissimi si accorgono della sofferenza che anche questo grande angolo di paradiso terreste sta avendo, a causa di una insufficiente conoscenza del suo valore naturale, inteso nel senso proprio del termine, ovvero del suo habitat. Novantanove realtà su cento, pubbliche o private, agiscono come se questo ambiente, una macchia mediterranea incastonata nelle prealpi, fosse inesauribile; una macchina da soldi, intesa ovviamente sia per l’opportunità di ricavarne economia turistica che come opportunità, meno etica, di attuare speculazione edilizia. Allora, cercando di iniziare ad approfondire il tema, ho instaurato un dialogo con due persone, gardesane sul serio, che in tre diversi ambiti del lago di Garda sono molto competenti; ad essi ho rivolto delle domande pur in sintesi, sulla tematica importante che rispettivamente gli sta a cuore: Andrea Bertazzi, titolare della Cantina “Il Roccolo” di Polpenazze del Garda, già Presidente per un decennio del Consorzio Olio Garda DOP, oggi Vice Presidente; Aurelio Nastuzzo, storico locale, fondatore e Presidente a suo tempo dell’Associazione Amici del Golfo di Salò, già Assessore all’Ambiente del Comune di Salò, per due mandati. A Andrea, Vice Presidente Consorzio Olio Garda DOP, ho chiesto se è d’accordo con me che è urgente una presa di coscienza generale che questo patrimonio ambientale vada tutelato con maggiore severità, quindi conservato con più attenzione, perché da solo non si mantiene all’infinito? Andrea:“si, è molto importante capire che coloro che preservano questo bene ambientale, per la caratteristica che lo contraddistingue quale cornice e quale prodotto salutare per la tavola, sono gli olivicoltori e gli agricoltori, in genere, ma soprattutto l’olivicoltura rende unico l’insieme del paesaggio gardesano; se andiamo a fare un confronto con gli altri laghi, allargando lo sguardo all’intera europa, il Garda non ha eguali proprio grazie a questo patrimonio che rende tutta la sua costa e l’ampio entro terra un giardino di ulivi e vigneti ben trattati”. Andrea, ma questi agricoltori che sono di fatto i custodi dell’ambiente gardesano, avvertono il cambiamento climatico? Andrea: “negli ultimi anni si percepisce davvero il cambiamento climatico, anche l’ulivo sta subendo delle situazioni di sofferenza, causate dalla presenza della cimice asiatica, degli epidotteri, delle malattie funginee, della mosca olearia; anche gli eventi atmosferici della grandine, più imprevedibili negli ultimi anni, possono causare gravi problemi alla struttura stessa delle secolari piante d’ulivo presenti sull’intero periplo, a ridosso del lago ma anche nell’entroterra”. Sottovalutare quella che invece è l’urgenza di diffondere il più possibile la conoscenza reale dei rischi che può portare il mutamento del clima anche all’ambiente gardesano, è una situazione da denunciare sulla stampa? Andrea: “si perché, se l’attuale situazione che vede l’insorgere di queste malattie si strutturasse e aumentasse, nell’indifferenza della collettività abituata ad un ambiente che inconsciamente si pensa sia inesauribile, di riflesso ne diverrebbe un contraccolpo economico generale per il danno all’immagine complessiva del lago; qui sul Garda la potatura dell’ulivo è un aspetto estetico molto curato, chiamato a gabbia, oppure vaso policonico, in altre parole significa che il tronco, ovvero il centro della pianta, deve prendere il sole per poterne così utilizzare al meglio tutta la forza, e il senso principale è che la pianta abbia tante foglie e poco legno, affinché i frutti siano abbondanti”. Un aspetto infatti che determina il potente impatto armonioso ed accogliente del Garda, da considerare maggiormente, sono le migliaia di piante di ulivo, ornamento urbano e delle abitazioni private; in ogni angolo di spazio pubblico e nella maggior parte dei giardinetti delle case ci sono decine di ulivi, ed è questa un attività da hobbisti, che tengono bene gli ulivi con la potatura ideale; a novembre portano le olive ai vari frantoi della loro zona, il più delle volte facendo il cambio merce, cioè in proporzione alla quantità di olive portate il frantoio corrisponde al privato una certa quantità di Olio. Oggi, rispetto agli anni ’70 quando la terra sotto gli ulivi veniva coltivata per sfruttare al massimo il terreno, le piante sono tenute più basse, in modo tale che sia più agile la manutenzione, anche la gestione del raccolto, e sia meno rischiosa la lavorazione perché non si sale più in alto con le tipiche scalette ad una sola gamba. Tutto questo aspetto di arredo urbano, determina un impatto paesaggistico incantevole, che offre l’immagine ordinata del Garda. Le istituzioni, anche secondo Andrea, dovrebbero dialogare di più tra esse, per mettere in movimento un processo culturale che riesca a introdurre bene e diffusamente una coscienza di valorizzazione del patrimonio ambientale ed olivicolo, perché se sul turismo possono lavorare tutti, è giusto che tutti siano consapevoli che il turismo vive bene se il territorio è vivo e sano, e ne siano pertanto compartecipi della sua generale manutenzione. A Aurelio, ho chiesto se sul lago di Garda c’è un adeguata identità lacustre tra i residenti? Aurelio: “no, il Garda soffre di scarsissima conoscenza del suo patrimonio lacustre, che si trascina dalla storia, parlo dalla parte dei suoi abitanti; un tempo, quando i pescatori che lo facevano per mestiere erano davvero tanti, anche perché il pesce era abbondante rispetto ai giorni nostri, pochissimi avevano le barche di loro proprietà; quanti lo abitano tutto l’anno non lo conoscono nei particolari, dal un punto di vista naturalistico, e pertanto da questa lacuna culturale di base non possono ancora riuscire ad apprezzarlo, e quindi a difenderlo come invece abbisogna”. In altre parole manca il senso di rispetto per questo ambiente? Che non dev’essere mai considerato inesauribile? Aurelio: “il suo enorme richiamo turistico, oltre 20 milioni di turisti ogni anno, genera immissioni di fosforo nel lago spaventose; più del 50% di fosforo oggi presente nel Garda viene dai detersivi di uso domestico”. Allora qui è proprio il caso, soprattutto il tempo improcrastinabile, che le istituzioni gardesane per prime prendano coscienza di questo male? Aurelio: “si, è il tempo che venga messa in movimento una politica promozionale e virtuosa di riduzione decisa del fosforo; un’idea concreta potrebbe essere che siano esse stesse, le istituzioni locali, attraverso delle municipalizzate società di servizi, ad acquistare dei detersivi totalmente privi di fosforo, realizzando nel contempo un grandissimo risparmio economico, e quindi rivendendoli agli abitanti ed ai gestori delle strutture turistico ricettive, a prezzi sicuramente convenienti”. Magari creando anche un etichetta contenente uno slogan, ovvero un messaggio che possa appunto diffondere il senso dell’identità lacustre? Aurelio: “si, certamente, con i milioni di bottiglie che serviranno, questo potrà diventare sul serio un messaggio mediatico molto efficace sia per la cultura locale, che così imparerà ad amare il territorio dove vive, sia per la promozione verso l’estero, che in tal modo apprezzerà anche la concreta volontà di preservare questo territorio unico nelle sue caratteristiche; questo è un lago molto caldo, e molto ventoso, dove si praticano splendidamente tutti gli sport d’acqua; un lago dal quale con un ora di viaggio si arriva in alta montagna”. Questo lago, durante l’estate viene tenuto più alto circa 50-60 centimetri rispetto alla sua quota naturale, perché? Aurelio: “viene tenuto alto durante l’estate, sopra la media storica, dalla fine degli anni ’90, e questo è conseguenza della pressione che viene fatta dall’agricoltura e dagli allevamenti d’animali delle aree d’entroterra verso la pianura padana; da quell’epoca, tenendolo così alto, col lago occupano tutto lo spazio delle spiagge naturali, rendendolo anche maggiormente esposto a rischio danni dalle lagheggiate; queste pressioni a tenerlo alto vengono perché ogni centimetro di lago equivale a 3.700.000 metri cubi di acqua; poi, ed è paradossale, assurdo, ogni anno in autunno il Garda viene abbassato, riportandolo alla quota naturale, perché poi non serve più all’agricoltura, ma nel frattempo qui sono stati fatti dei danni alla fauna ittica, ai canneti, i biotopi, alle rive, questo ambiente ne subisce le conseguenze”. Anche qui pertanto, in questo angolo di paradiso terreste, da una trentina d’anni le azioni dei privati che incidono sul territorio, ed i vari progetti delle pubbliche amministrazioni, non assecondano l’armonia della naturalità del lago; allora serve, quanto prima, che venga progettato e messo in movimento un processo culturale da parte di chi ha l’idea dell’identità di questo territorio molto particolare, e sia tale da sviluppare una diffusa conoscenza delle sue reali caratteristiche ambientali. Solo così i suoi abitanti potranno capire le cure amorevoli che esso necessità.

Gianluca Bordiga