FASE NUOVA, POLITICA NUOVA: MATTEO SALVINI E LA TRAVERSATA DEL DESERTO

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Fase nuova, politica nuova. Inutile fingere di non saperlo: il risultato delle elezioni in Emilia Romagna ha chiuso una stagione e, complice il probabile ritorno al proporzionale, una nuova stagione va a cominciare. Sì, d’accordo, la vittoria di Stefano Bonaccini non sembra aver assicurato al governo e alla maggioranza l’amalgama politica che gli mancava, ma è comunque servita a stabilizzare la legislatura. Esistono cose inspiegabili in natura. Il volo del calabrone, ad esempio, e la sopravvivenza del Conte2. Tuttavia, il calabrone vola e il Conte2 vive. Vive grazie a due errori commessi da Matteo Salvini: aver aperto una crisi al buio lo scorso agosto; aver trasformato il voto emiliano romagnolo in un referendum sulla sua persona. Due azzardi, due sconfitte. Ma se è vero che gli uomini in generale e i politici in particolare si misurano non nella vittoria ma nella sconfitta, potremo ora misurare una volta per tutte il carattere e la tempra politica di Matteo Salvini. Continuerà ad applicare lo stesso schema della fase precedente o cambierà lessico, metodo e obiettivi mettendosi nelle condizioni di compiere quella traversata del deserto che non può evitare?

Qualche buon consiglio potrebbe chiederlo a Silvio Berlusconi. Dopo il ribaltone del ‘95, infatti, nessuno scommetteva sulla sua capacità di resistere all’opposizione. Ma Berlusconi sorprese tutti e il suo deserto lo attraversò davvero. Come fece? Facendo politica. Rivide stile e priorità, tenne il primo congresso di Forza Italia, entrò nel Partito popolare europeo, sanò la frattura con Bossi, diede vita al Polo per le libertà con An e centristi, cementò un’alleanza politica estesa alla Lega che gli consentì di vicere le regionali del 2000, tentò di riformare le istituzioni con la sinistra, concorse ad eleggere Carlo Azeglio Ciampi presidente della Repubblica. Dimostrò di essere leader non solo di un partito, ma di una coalizione e seppe tessere quella tela interna ed internazionale che nel 2001 gli altri consentì di far nascere il governo più longevo della storia repubblicana.

Se Matteo Salvini spera davvero di ricoprire un giorno la funzione di presidente del Consiglio deve guadagnarsi sul campo la credibilità istituzionale che gli manca e deve preoccuparsi di rafforzare non solo la Lega ma l’intero centrodestra. Deve fare, insomma, l’esatto contrario di quel che sta facendo.

Andrea Cangini