Finte nozze per avere la cittadinanza

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Matrimoni finti tra cittadini italiani e donne straniere con l’obiettivo di garantire alle ‘spose’ la cittadinanza italiana. È questa la motivazione che ha portato all’arresto di tre cittadini marocchini, due donne di 60 e 20 anni e un ventenne, ritenuti dagli inquirenti i membri di un’organizzazione che aveva la propria base a Siniscola. Le indagini, condotte dalla Squadra mobile di Nuoro, diretta da Silvio Esposito, ha permesso di scoprire un giro di matrimoni tra gli italiani e le ragazze straniere che, una volta arrivate in Italia, erano costrette a prostituirsi. La donna sessantenne si trova ai domiciliari mentre ai due giovani è stata applicata la misura di divieto di avvicinamento alle persone che avevano circuito. L’operazione della polizia è stata messa in campo poco prima che l’organizzazione criminale riuscisse a portare in Italia una ragazza di meno di 14 anni: dalle intercettazioni degli inquirenti, che andavano avanti da mesi, è emerso infatti che c’erano alcuni clienti che sollecitavano espressamente l’arrivo di una ragazzina e su questa richiesta si muoveva tutta l’organizzazione. Nel fascicolo degli investigatori, arrivato sul tavolo del pm della Procura di Nuoro, Giorgio Bocciarelli, titolare delle indagini, ci sono anche una decina di uomini italiani segnalati e che potrebbero ora finire nel registro degli indagati. Si tratta di persone che organizzavano i matrimoni fittizi e che concorrevano nell’attività di prostituzione e circonvenzione di incapace in cambio di soldi.

A capo dell’organizzazione c’era la 60enne, già arrestata in passato per gli stessi reati, che da anni si occupava di portare le ragazze dal Marocco. Una volta in Italia le faceva prostituire e le istruiva per derubare anziani o persone incapaci. L’altra donna, invece, sempre secondo gli inquirenti, aiutava il capo nella sua attività e diventava lei stessa esca per la circonvenzione di persone incapaci. L’altro componente della banda si occupava di accompagnare in aeroporto o nei luoghi di ‘lavoro’ le donne che arrivavano in Italia e svolgeva varie attività. Entrambi agivano materialmente nelle operazioni di sottrazione dei beni ai malcapitati, firma di assegni o intestazione di proprietà in loro favore. Sull’accaduto è intervenuto anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini che, dopo aver ringraziato le forze dell’ordine e gli inquirenti, commenta: “Lotta alla droga, al crimine e al business dell’immigrazione in ogni città. La pacchia è finita”.