Fiumi di parole di Carlo Cottarelli e Giulio Gottardo

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La lunghezza dei documenti di politica economica del governo italiano è aumentata nel tempo e ora supera di gran lunga quella degli altri paesi europei. Il Programma di Stabilità del 2021 contiene più del doppio delle parole rispetto alla media degli altri paesi europei, nonostante – in base alle norme europee – il contenuto richiesto sia lo stesso.

Eppure, fino al 2005 il DEF italiano era più corto di quello tedesco e nel 2010 aveva metà delle parole rispetto ad oggi. La crescente prolissità dei documenti di finanza pubblica li rende più complessi ed accessibili solo a un gruppo ristretto di esperti.

Negli ultimi mesi sono circolati numerosi documenti di politica economica, dalla Legge di Bilancio di fine 2020 al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), passando per il Documento di Economia e Finanza (DEF). Tutte queste pubblicazioni eccedono abbondantemente le 100 pagine (per non parlare delle schede tecniche che accompagnano il PNRR, che, nella versione finora filtrata ai media, ammontano a circa 2.700 pagine). Si potrebbe pensare che la complessità delle materie trattate (la programmazione economica di diverse centinaia di miliardi di euro) renda una maggiore lunghezza inevitabile.

In realtà i nostri documenti sono molto lunghi anche quando il contenuto minimo è fissato dalle regole europee.[1] È il caso del Programma di Stabilità che l’Italia invia alla Commissione Europea sulla base delle regole del “semestre europeo” e che coincide con la Sezione I del DEF. A fronte di una media europea di 82 pagine e 33.600 parole, il Programma di Stabilità italiano è il più lungo d’Europa, con 178 pagine e quasi 86.700 parole (Fig. 1).

 

Per quanto si possano considerare l’economia e le finanze pubbliche italiane più complesse e “problematiche” di quelle degli altri paesi europei, è inverosimile che questi elementi siano in grado di spiegare da soli il fatto che il Programma di Stabilità italiano sia due volte più lungo di quello francese.

Per capire le ragioni sottostanti a questa differenza si può confrontare il nostro Programma con un equivalente tra i più corti, come quello tedesco. La struttura dei due documenti è quasi identica: dopo un’introduzione, un primo capitolo illustra le condizioni macroeconomiche del paese; uno espone il quadro programmatico di finanza pubblica per gli anni successivi; un altro capitolo presenta i possibili scenari di andamento delle variabili macroeconomiche e del debito pubblico e un ultimo capitolo illustra le misure intraprese per garantire la stabilità macroeconomica. Tuttavia, la lunghezza di ciascun capitolo differisce considerevolmente. Nel Programma di Stabilità tedesco il quadro macroeconomico corrente è descritto in 4 pagine, in quello italiano in 47. Un altro esempio: l’analisi del futuro andamento economico e della dinamica del debito pubblico richiede 7 pagine nel documento tedesco, 37 in quello italiano.

La lunghezza del Programma di Stabilità italiano è cresciuta nel tempo. Fino al 2005 il Programma italiano era più corto dell’equivalente tedesco. Ha poi continuato ad allungarsi nei successivi quindici anni, con forti accelerazioni nel 2010-2011 e nel 2014-2015 (Fig. 2).

In conclusione, rispetto agli equivalenti europei e al passato, il nostro Programma di Stabilità è sicuramente prolisso. Questo problema si è aggravato nel tempo a partire dalla metà degli anni Duemila. La lunghezza del documento lo rende di difficile lettura e comprensione, limitandone la fruibilità ad una platea ristretta di esperti. Il fatto che tutti i paesi europei riescano a comunicare le stesse informazioni con documenti molto più corti suggerisce che sia possibile scrivere un Programma di Stabilità più conciso e accessibile.