Francesco: in Europa la democrazia arretra, il rimedio è l’arte della buona politica

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Rivolgendosi alle autorità greche, nel primo discorso dopo il suo arrivo ad Atene, il Papa invita a non cedere alle seduzioni dell’autoritarismo: all’indifferenza individualista, si opponga la cura dei più deboli e del creato, cardini essenziali per un umanesimo rinnovato nel continente. E sui migranti, l’auspicio di una “visione d’insieme” contro gli egoismi che escludono

Antonella Palermo – Città del Vaticano

A vent’anni dalla visita di Giovanni Paolo II e nel bicentenario della indipendenza, Francesco approda in Grecia e invita il Paese, definito la memoria d’Europa (così anche nella firma del Libro d’onore: “Dio benedica la Grecia, memoria di Europa”), a custodire radici forti. Alla presenza della presidente della Repubblica Ekaterini Sakellaropoulou, dei membri del governo e del corpo diplomatico, delle autorità religiose e civili, dei rappresentanti della società e del mondo della cultura, il Papa pronuncia un ampio e denso discorso che spazia dal ricordo della sapienza politica, culturale e spirituale che qui ha trovato la culla, alle sfide che riguardano la tutela della casa comune e la pandemia.

La Grecia invita ad alzare lo sguardo verso l’Alto

“Senza Atene e senza la Grecia l’Europa e il mondo non sarebbero quello che sono. Sarebbero meno sapienti e meno felici”, così il Papa ricordando San Gregorio di Nazianzo.

“Da qui gli orizzonti dell’umanità si sono dilatati”

Il Papa si lascia affascinare dal ricordo della lingua greca “linguaggio della sapienza umana divenuto voce della Sapienza divina” e sottolinea:

La Grecia invita l’uomo di ogni tempo a orientare il viaggio della vita verso l’Alto. Verso Dio, perché abbiamo bisogno della trascendenza per essere veramente umani. E mentre oggi, nell’Occidente da qui sorto, si tende a offuscare il bisogno del Cielo, intrappolati dalla frenesia di mille corse terrene e dall’avidità insaziabile di un consumismo spersonalizzante, questi luoghi ci invitano a lasciarci stupire dall’infinito, dalla bellezza dell’essere, dalla gioia della fede. Da qui sono passate le vie del Vangelo, che hanno unito Oriente e Occidente, Luoghi Santi ed Europa, Gerusalemme e Roma.

Ponte tra le genti, casa di popoli democratici

Francesco insiste sulla peculiarità di una terra, nel cuore del Mediterraneo, che ha nel dna la vocazione ad essere “ponte tra le genti” e dove “grandi storici si sono appassionati nel raccontare le storie dei popoli vicini e lontani”. Cita Socrate e la consapevolezza, maturata proprio in Grecia, dove ci si sente “cittadini non solo della propria patria, ma del mondo intero”. Cittadini: qui l’uomo ha preso coscienza di essere ‘un animale politico’ (cfr Aristotele, Politica, I, 2).

In quanto parte di una comunità, ha visto negli altri non dei sudditi, ma dei cittadini, con i quali organizzare insieme la polis. Qui è nata la democrazia. La culla, millenni dopo, è diventata una casa, una grande casa di popoli democratici: mi riferisco all’Unione Europea e al sogno di pace e fraternità che rappresenta per tanti popoli.