Frèdèric Dard – Il montacarichi – Milano, Rizzoli, 2019; pag. 140 (171)

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Se possiamo definirlo con pochissime parole questo romanzo è un thriller dalla trama assolutamente originale, pur centrato su personaggi e luoghi comuni: una femme fatale, un ex carcerato e una Parigi dei vicoletti e dei cortili (e di un montacarichi, appunto, anziché un ascensore…), posti in un’atmosfera sospesa e greve di aspettative che puntualmente poi giungono e lasciano stupefatti.
Forse non sarà una “pietra miliare del noir francese”, come l’ha definito il Guardian, ma è certamente un giallo da consigliare a chi ama questo tipo di letture.
Inizia nella sera di un Natale degli anni Sessanta – a proposito, è anche scritto con uno stile della stessa epoca – e Albert, appena uscito di prigione, dopo aver scontato la sua pena per aver ucciso la donna che lo aveva abbandonato, entra per caso in uno di quei ristoranti che sognava di frequentare da ragazzo, nel suo quartiere. Qui incontra e fa la conoscenza di “la signora Dravet” e della sua giovanissima figlia. Il seguito si presenta come un normalissimo post incontro positivo tra due soggetti che si piacciono ed intendono approfondire questa conoscenza ed attrazione reciproca.
Ma, ed è qui che si presenta l’inaspettato destino con le sue sorprese, le cose si complicano, quando in casa di lei si trova il corpo di un uomo (che in un secondo momento si rivelerà essere il marito della donna), apparentemente suicidatosi con un colpo di pistola alla tempia. Da questo momento l’arguzia e la bravura di Dard prendono per mano il lettore e lo confondono, lo deviano dalla comprensione dei fatti e dell’accaduto con aspetti, descrizioni e temi che… conducono quasi all’incredibile, finendo per far dubitare chi legge della sua pur lucida e fredda ragione. Gli avvenimenti successivi tendono a capire cosa è realmente successo – ed in parte tutto si capirà e verrà spiegato – ma non aspettatevi di sapere come andrà a finire… perché nemmeno noi lo abbiamo capito! Sorpresa nella sorpresa!
Questo genere di lettura, a nostro parere, oltre ad essere distensivo, evadente, riposante e coinvolgente, tende a far riflettere e ad aprire la mente forzandola al ragionamento ed alla comprensione dei fatti noti ed accaduti.
Ma qui vogliamo sottolineare un’altra componente dei romanzi gialli che includono, per loro stessa natura, morti ammazzati, escamotage e furbizie e depistaggi e sotterfugi: la componente umana con le sue passioni, emozionalità, istintualità, che poi in fondo sono a determinare quei fatti e certe conseguenze. Ed in questo giallo ben strutturato la vastità delle sfumature emozionali della natura umana è la sola vera protagonista – ma lo si capirà solo alla fine delle vicende -, annullando o scavalcando, i personaggi sopra descritti.
Le decisioni che si prendono, quando siamo soggetti a forti emozioni, possono essere molto lontano dal comune sentire e da come comunemente viviamo tutti i giorni, con risvolti incredibili e assolutamente non prevedibili. Se poi ci si mette anche il caso, o destino che dir si voglia, a scombinare le carte, allora “la frittata è fatta”: diventa quasi impossibile capirci qualcosa.
Rimane a questo punto il solo piacere della lettura, che accogliamo sempre con piacere, seduti su una comoda poltrona, magari sorseggiando qualcosa di gradevole ed a commentare tra sé e sé, quei comportamenti con sufficienza, approvazione o condanna. Sempre più spesso, come in questo caso, con meraviglia per quanto abbiamo appreso.

Franco Cortese Notizie in un click