Frutta e verdura, prezzi alle stelle Denuncia del Codacons in Procura

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I CONSUMI PORDENONE Costi alle stelle per frutta, verdura e latticini. Giù, invece, il valore della carne, soprattutto quella di maiale e bovina. L’ effetto del Coronavirus si sta vedendo nei supermercati e, di conseguenza, sulle tavole di chi in questo momento sta già facendo i conti con una crisi senza precedenti (almeno dal Dopoguerra). Prezzi schizzati al consumo, quindi, spinti dalla corsa agli acquisti nel periodo di quarantena e dallo sconvolgimento in atto sul mercato per le limitazioni alle compere fuori casa e per le chiusure imposte alla ristorazione dall’ emergenza sanitaria. L’ aumento dei costi non è passato inosservato al Codacons. LA DENUNCIA L’ associazione dei consumatori, con in testa il suo presidente regionale, l’ avvocato pordenonese Vitto Claut, ha presentato alla Procura di Pordenone una denuncia. «Ai carabinieri del Nas evidenzia Claut ho reso una testimonianza dettagliata. Voglio capire, a nome di tutti i cittadini, perché si stia verificando un’ impennata dei costi. Spero che l’ autorità giudiziaria possa fare chiarezza, chiedendo conto ai negozianti sino ad arrivare ai coltivatori diretti. Tutto questo è inammissibile: qui si sta giocando con i risparmi dei cittadini che, proprio in questo momento storico, stanno già facendo difficoltà a fare la spesa. Se a questo ci mettiamo aggiungiamo i prezzi rincarati di generi alimentari di prima necessità, come la frutta e la verdura, significa che la situazione sarà destinata ulteriormente a peggiorare». GLI AGRICOLTORI Davide Vignandel, direttore della Confederazione italiana agricoltori di Pordenone, prova a dare una spiegazione. «In questo momento afferma tanti tendono ad approfittarne. C’ è anche da dire, però, che in quanto a prodotti alimentari non siamo autosufficienti. Siamo pertanto costretti a importante da altri Paesi, in questo periodo anche loro in difficoltà, e questa può essere la conseguenza dei costi schizzati che si ripercuotono sulle famiglie. Basti pensare che importiamo qualcosa come il 70 per cento di grano e farina». Anche la chiusura forzata del canale della ristorazione ha provocato un effetto a valanga sull’ agroalimentare nazionale. Il lungo periodo di chiusura sta pesando su molte imprese dell’ agroalimentare Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità «che trovano nel consumo fuori casa – sottolinea Vignandel – un importante mercato di sbocco e sui quali gravano anche le difficoltà all’ esportazione con molti Paesi stranieri che hanno adottato le stesse misure di blocco alla ristorazione».