TRIESTE – In *un’altra città* sono i desideri e i sogni che fanno muovere
le persone, che regolano le leggi e che indirizzano le avventure di ognuna,
ognuno di noi.
In *un’altra città* si è chi si sente di essere, e non c’è bisogno di
essere quello che gli altri vogliono vedere di noi.
Non c’è bisogno di essere rinchiusi in qualcosa che ci sta troppo stretto,
o troppo largo; insomma, in qualcosa che non ci sta bene mentre i nostri
corpi desiderano libertà.
In *un’altra città* possiamo portare ogni giorno nelle strade i nostri
abbracci e i nostri baci.
Le nostre stanze si riempiono con chi e quanti vogliamo e nessuno può dirci
nulla.
In *un’altra città* le piazze vengono aperte a chi vuole manifestare il
proprio amore e le proprie passioni.
Vengono aperte a chi rivendica più diritti per tutte e per tutti e nessuna
giunta può minimamente pensare di bloccare qualcosa perché verrebbe
travolta dalle nostre passioni e dalle nostre emozioni.
In questa nostra città tutto questo ancora non avviene: sono stati eretti
inutili steccati verso tutte quelle persone che vengono viste fuori dal
coro, diverse e pericolose.
Ma l’amore, i sogni, i desideri che rivendichiamo sono più potenti dei
muri, dei ghetti, dei recinti.
È in questa città, in questo momento storico, culturale e politico che la
giornata del Pride diventa la giornata in cui nessuno può pensare di stare
a guardare e di non scendere in piazza a manifestare.
C’è *un’altra città* che vogliamo credere possa esistere.