Gemelle Nete

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Me ne parlava spesso Meco Vissio che aveva una rubrica di successo a radio Fossano. Conduceva il programma in piemontese e faceva dediche a tutti. In quegli anni ero direttore responsabile e mi occupavo soprattutto di informazione. Il giornale radio, curato dai maestri Gino Brizio e Tino Gastinelli, era seguitissimo. Meco, con altri conduttori tra cui Miche­le Tavella, era il beniamino delle mamme e delle nonne. La parte musicale era affi­data a Roberto Grimaldi e Pinuccio Bello­ne, giovani dj. Un giorno Meco mi annunciò l’arrivo delle Nete di cui avevo sentito parlare ma che non avevo mai visto. Ne rimasi affa­scinato. Truccate con le labbra a cuorici­no le due camiciaie di Trinità sprizzavano allegria. Il loro repertorio riguardava gli anni della gioventù, la guerra, la povertà
ma erano straordinarie e piene di ironia. Decisi di invitarle a Telecupole nel te­legiornale, mentre Federico Viglione, in arte Ocir, brillante comico di Limone, le inserì nel proprio programma musicale. Divennero famose e le notarono tutti. Anche Carlin Petrini le ammirò e pensò bene di segnalarle a Renzo Arbore. Fu co­sì che “un bacio a mezzanotte” divenne la sigla di un celebre programma Rai. Non si montarono mai la testa. Rimasero tutta la vita affezionate al banjo e alla chitarra cantando e suonando sulle piazze.
Non esagero nel dire che mi adorava­no. Mi chiamavano il “banbin” e mi para­gonavano ad Arbore. Più volte vennero a cena a casa mia a rallegrare le serate. Da giovani avevano avuto un fidanzato in co­mune ma rifiutarono sempre le proposte di matrimonio.
Si erano sposate con la musica.