Genitori e figli separati nel caos causa Coronavirus

0
60
Adozione - infanzia - bambini - genitori - famiglia Foto Romano Magrone. Archivio Ufficio Stampa Provincia Autonoma di Trento

A passeggio nudo in corso buenos aires a milano gli indumenti protettivi nei secoli: dalla peste nera al coronavirus (storia e foto) berrino: «recitate il rosario, fa bene alla salute» parola d’ ordine: riconvertirsi il fumo aiuta il coronavirus la protesta a lampedusa, stop sbarchi sull’ isola i più letti abbiamo comprato il test rapido per il covid-19 (anche se non si sa se funzioni) chiuse le fabbriche e le attività produttive non «necessarie» coronavirus, come e quando finirà in italia coronavirus, la mappa in tempo reale del contagio chi sono le “sardine”: storia di un movimento e del suo nome
“Primo di tutti fu il Caos” disse Esiodo Parola che, in origine, non voleva dire disordine. Il termine greco antico “Chaos” indicava, nella sua etimologia, il burrone, quindi simbolicamente l’ “abisso”. Ed è quello che è in atto ora: stiamo finendo in un abisso di oscurità. L’ emergenza coronavirus sta passando come una falce sulle famiglie, procurando danni diretti ed indiretti di cui è ancora difficile quantificare una stima, anche se associazioni come il Codacons hanno ipotizzato cifre considerevoli che, a mio avviso, sono persino sottostimate. Ma l’ ansia delle famiglia aumenta di pari passo con l’ incertezza di quello che sarà il ‘dopo’, a livello di occupazione, prospettive e organizzazione gestionale di figli che, molto probabilmente, non rientreranno a scuola se non a settembre (forse), senza quei ‘cuscinetti’ provvidenziali come i centri estivi, i nonni in villeggiatura, gli oratori. Ma se tutto ciò è terribilmente complicato per le famiglie ‘unite’, figuriamoci per quelle separate, dove la scissione del nucleo ha reso ancor più arduo, in tempi normali, conciliare vita, lavoro, figli. Il lockdown ed il divieto di spostamenti, se non per giustificati ed indifferibili motivi, aveva comunque fornito un salvacondotto ai diritti di visita genitori-figli nelle ipotesi di separazione, confermato dai decreti governativi, dall’ interpretazione autentica fornita dal Governo sui propri siti istituzionali, nonché dal Tribunale di Milano con ordinanza dell’ 11 marzo 2020. Tutto a posto? Nemmeno per idea. Qualche giorno fa il Tribunale di Bari ha lanciato una testata termobarica nella piana di queste certezze apparenti, sentenziando lo stop delle frequentazioni laddove il genitore non collocatario della prole sia residente in comune diverso: secondo i giudici pugliesi i decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri sarebbero incompatibili con l’ esercizio dei diritti di visita dacché diritto-dovere dei genitori e figli di incontrarsi sarebbe recessivo rispetto ai limiti alla circolazione delle persone per motivi sanitari, sanciti dall’ art. 16 della Costituzione ed al diritto alla tutela della salute previsto dall’ art.32 della Costituzione; tra il diritto del genitore di godere della presenza dei figli e quello alla salute, entrambi sanciti da norme costituzionali, prevale quello alla salute dei minori. Insomma, il Tribunale di Bari sposta la prospettiva sulla tutela del minore, ritenendola prevalente anche su quella del suo diritto a conservare un rapporto diretto con il genitore con cui non vive. Ci si mette anche il blocco dei Tribunali, oggi ufficialmente prorogato al 12 maggio, cosicché decine e decine di migliaia di cause – in materia di famiglia – risultano congelate, e con loro i diritti/obblighi che avrebbero dovuto sancire. Se questo non è caos, poco ci manca. Coppie in procinto di separarsi debbono rimandare, come se una crisi ormai irreversibile e pericolosa si possa procrastinare schiacciando il pulsante ‘pausa’, e con essa mettere in ‘stand by’ le eventuali violenze, anche assistite dai minori coinvolti in un contesto di lite. Frotte di mariti colgono la palla al balzo per indossare il saio dello ‘stato di necessità’ e così derogare agli obblighi alimentari che li vincolavano. Frotte di mogli, a maggior ragione di fronte alle incertezze giurisprudenziali di cui ho accennato sopra, colgono anch’ esse la medesima occasione propizia per frustrare i diritti di visita dei mariti separati e impedire loro di vedere i figli. Accordi già assunti in via consensuale non vengono omologati – e quindi resi ufficialmente efficaci – e provvedimenti giudiziali in attesa di pronuncia vengono differiti a data da destinarsi, creando pericolosi vuoti di tutela. Le consulenze familiari e lo Spazio Neutro sono per lo più sospesi e così gli accertamenti giudiziali richiesti in corso di causa. Gli assistenti sociali lavorano da remoto con le medesime difficoltà di tutti coloro che dovrebbero operare “sul campo”. Quanto potrà reggere una situazione di questo tipo prima di implodere? Guardo con seria preoccupazione questa prospettiva, pur ovviamente dipendente da qualcosa più grande di noi – l’ emergenza sanitaria tutt’ altro che risolta – che rischia davvero di sgretolare quei rodati meccanismi di tutela delle famiglie, nel bene o nel male prima garantiti da una giustizia che, seppur sovente criticata, oggi ci troviamo a rimpiangere. Nei periodi di catastrofi “il mostro in casa” scatena sempre gli istinti più bestiali: non dimentichiamolo. Ma questo non deve impedire di denunciare. L’ importante è non stare fermi di fronte alle violenze.