Genova, scritte pro curdi al consolato turco: identificate tre donne

0
87

GENOVA – Sono state identificate dalla polizia di Stato le tre presunte autrici delle scritte a favore del popolo curdo sulla facciata esterna dell’edificio che ospita il consolato turco a Genova. Si tratta di tre donne di età compresa tra i 28 e i 35 anni, due delle quali con precedenti penali, già segnalate all’autorità giudiziaria per reati specifici quali deturpamento e imbrattamento di cose altrui.

Nella notte tra il 9 ed il 10 ottobre, in piazza De Ferrari hanno danneggiato con vernice di colore rosso il portale d’ingresso del palazzo Doria De Fornari, sito di interesse storico ed artistico, iscritto ai ‘Rolli di Genova’, attualmente sede del Consolato Turco. Contestualmente è stato imbrattato il selciato antistante, con la stessa vernice, vergando le scritte in stampatello ‘Rojava resiste’ e ‘ROJ’ (quest’ultima non portata a termine). La Digos ha svolto accurate indagini, volte ad identificare gli autori, acquisendo le immagini registrate dai sistemi di video sorveglianza ubicati nelle adiacenze e nel perimetro circostante il luogo del fatto. Dalla visione di tutti i filmati che riprendono le vie di accesso alla piazza e le ipotetiche vie di fuga, è stato possibile ricostruire il percorso compiuto da tre soggetti che, intorno alla mezzanotte, dopo essersi travisate nelle vicinanze dell’obiettivo, hanno realizzato il gesto in argomento.

In una nota della questura si legge: “È apparso sin da subito agli occhi degli investigatori che l’azione delittuosa, concepita con inequivocabili risvolti antimilitaristi ed un evidente sentimento di solidarietà in favore del popolo curdo, potesse essere maturata in area antagonista e di estrema sinistra, laddove, in particolar modo negli ultimi periodi, è stato manifestato il dissenso alla guerra ed il sostegno alla popolazione curda”. La valutazione del danno arrecato al portale d’ingresso di palazzo Doria De Fornari è stato quantificato in circa 7mila euro e chi realizzerà l’intervento di ripristino non ha assicurato il ritorno all’originario splendore, ipotizzando, quindi, un danno permanente non reversibile.