Gentiloni: “Choc mai visto, vitale Recovery Fund presto”

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Nell’Ue la “svolta” verso “veri strumenti economici comuni” contro la pandemia di Covid-19 “è ancora incompiuta, va consolidata. Al primo pacchetto di misure” varate dall’Eurogruppo, vale a dire il piano Sure per l’occupazione, quello della Bei per i finanziamenti alle imprese e le linee di credito del Mes, “deve seguire un Fondo di qualità e dimensioni adeguate”. Lo sottolinea il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, intervenendo sul canale YouTube di Più Europa, in collegamento con Benedetto Della Vedova e Paolo Gentiloni.

La stima preliminare di Eurostat sul Pil dell’area euro e dell’Ue nel primo trimestre del 2020 diffusa stamani “è un’ulteriore indicazione che l’Europa sta vivendo uno choc economico senza precedenti in epoca contemporanea. Ed è vitale che l’Ue affronti questa sfida”, dice ancora Gentiloni aggiungendo: “E’ per questo che serve un piano per la ripresa che sia sufficientemente grande, mirato alle economie e ai settori più colpiti, e che possa essere dispiegato nei prossimi mesi. Se non ora, quando?”.

Il Pil dell’area euro nel primo trimestre del 2020, che ha visto il lockdown in diversi Paesi solo nel mese di marzo, è crollato del 3,8% rispetto al quarto trimestre del 2019 e del 3,3% rispetto al primo trimestre 2019. Si tratta del calo più brusco mai registrato dal 1995, anno in cui partono le serie storiche.

L’Eurogruppo, e poi il Consiglio europeo, hanno varato un “pacchetto” di misure contro la pandemia di Covid-19 da “540 mld” di euro, composto dal piano Sure per l’occupazione, quello della Bei per finanziare le imprese e le linee di credito del Mes, dopodiché è in corso la “discussione sul fondo di rinascita e ricostruzione, che potrebbe valere complessivamente, insieme al pacchetto varato dall’Eurogruppo, qualcosa come 1.500 miliardi” di euro, precisa Gentiloni. “Non sono obiettivi acquisiti” del tutto, sottolinea, ma quello che è “cruciale” è che “sono decisioni significative. E sono misure comuni, nel primo pacchetto rivolte a misure di sostegno” all’occupazione, per le spese sanitarie e per le pmi, “nel secondo caso più generali e riguardano le diverse piste della politica europea. Qui – rimarca – ci sono davvero, in nuce, la rottura di un tabù e una svolta”.

La “possibilità” di avere nel Recovery Fund “anche strumenti per intervenire a livello di capitale” per evitare il rischio di “fallimento delle imprese” è “una delle discussioni in corso” nella Commissione europea, spiega. L’intervento, aggiunge Gentiloni, servirebbe ad evitare il rischio che le decisioni “che in gergo chiamiamo ‘enabling'”, come la clausola di salvaguardia che ha sospeso l’applicazione delle regole del patto di stabilità e la modifica delle norme Ue sugli aiuti di Stato, finiscano per “aumentare le divergenze” tra gli Stati dell’Eurozona, a causa dei margini di manovra molto diversi che hanno gli Stati dell’area euro.

Quanto al Mes, a Bruxelles, “c’è un gran lavoro su come adattare regolamenti figli di un’epoca precedente alle decisioni politiche” che sono state prese nell’Eurogruppo e nel Consiglio europeo, “ma le decisioni politiche sono quelle che verranno rispettate”. E’ in corso, aggiunge Gentiloni, un “lavoro” che “stanno facendo diversi gruppi di lavoro cui immagino si riferiscano” le indiscrezioni di Repubblica sul Term Sheet delle linee di credito, “per rendere compatibile con regolamenti frutto di un’epoca precedente le decisioni” politiche che sono state prese dall’Eurogruppo e fatte proprie dal Consiglio europeo. La decisione politica che è stata presa “prevede che le linee di credito del Mes siano a disposizione di tutti i Paesi membri e che l’unica condizionalità, su cui la Commissione” vigilerà, è la “coerenza tra le spese e gli obiettivi di spesa sanitaria e di prevenzione in campo sanitario, più o meno testualmente”, conclude Gentiloni.