“Gestione rifiuti criminale, da società metodi tipici delle ecomafie”

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Queste sono le parole del capo della procura di Perugia Raffaele Cantone rispetto alla gestione dei rifiuti nel maxiprocesso Gesenu. Sono un pugno allo stomaco per chi da sempre lotta in prima linea in favore dell’economia circolare. Per tutti quei cittadini e comitati che da anni lottato al fronte, in primo luogo contro le politiche messe in campo nella gestione delle discariche di Ponte Rio, Pietramelina, Borgogiglione e più in generale per una gestione efficiente e virtuosa dei rifiuti.

Ombre e accuse gravissime che non verranno mai cancellate per via della prescrizione imminente che riguarderà quasi tutti i capi di accusa.

Il nodo però rimane uno, al netto delle vicissitudini legali di Gesenu, come si è arrivati a questa situazione? Come si sono create le condizioni per far nascere un’emergenza che ha generato questa permeabilità del sistema a pratiche che vanno a discapito dell’ambiente e della collettività?
Questo processo, come altri del passato, certifica il fallimento delle politiche sui rifiuti degli ultimi decenni. Le politiche della non programmazione, della gestione emergenze, della mancanza di una visione ambientale legata al recupero dei materiali e alla sostenibilità sono la causa che ci ha portato oggi ad avere discariche in via di esaurimento, al voler bruciare l’immondizia nei cementifici, agli inceneritori e alla strutturale carenza di impianti per il pre-trattamento.

Una modalità fallimentare che non sta trovando la discontinuità necessaria da parte Giunta Tesei, con una maggioranza che pare contraddistinguersi per la volontà di riesumare tutte le peggiori pratiche del passato, anche quelle che a fatica si stavano superando con l’ultimo piano dei rifiuti regionale.
La giustizia farà il suo corso (o forse no, vista la prescrizione) ma ricordiamoci sempre che i vuoti lasciati dalla politica andranno a creare quell’humus fertile alla permeabilità di prassi sbagliate che potrebbero facilmente degenerare in vere e proprie pratiche illecite. A rimetterci in modo quasi irreversibile sarà sempre la nostra Umbria. Un danno d’immagine per una terra bellissima che da sempre rappresenta nell’immaginario collettivo il cuore verde d’Italia.