Gli agghiaccianti sillogismi di Feltri. Che va in tv grazie a Montalbano

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La Rai raccoglie milioni di pubblicità dalla serie del Commissario Montalbano ideata da Andrea Camilleri. Un successo di pubblico e di critica che ha valicato il confine nazionale e che fa ridere, piangere e pensare spettatori di tutto il mondo.

Ma in Italia non se lo ricorda mai nessuno. Se non mamma Rai quando ne raccoglie i frutti anche economici. Soldi veri, che le consentono di finanziare poi gli innumerevoli talk show televisivi dove tutti i giorni imperversa l’intramontabile Vittorio Feltri.

Tutti i santissimi giorni siamo costretti ad ascoltare le intemerate del direttore di Libero contro i terroni, gli extracomunitari, gli omosessuali, i comunisti. Ovviamente questi subdoli anatemi vengono scagliati direttamente dalle tribune televisive, che spaccia come autorevoli i commenti talvolta sferzanti talaltra lascivi e volgari di un presunto giornalista di razza. Fino ad augurare la morte dello scrittore più noto d’Italia, che da tre giorni lotta contro la morte a 93 anni.

Feltri non sopporta più Montalbano in prima serata televisiva e per questo spera che ne muoia il suo autore. Un sillogismo agghiacciante. Nonché un’occasione ghiotta per ottenere altri gettoni di presenza nella TV di Stato che discuterà del suo auspicio di morte. Perché il trucco è vecchio come il cucco: più spari cazzate, più i media ti vengono appresso amplificando ciò che dici.

Attenzione, non è ironia. E’ una cosa seria. Feltri parla come i tanti troll che da giorni twittano contro Camilleri, reo di aver attaccato Salvini e le sue politiche. Ma Feltri non è un troll qualsiasi della Lega. E’ da circa trenta anni il volto televisivo del giornalismo della destra italiana. Berlusconiano prima, Finiano poi, Salviniano oggi, domani chissà.

Mi auguro che dal Cda della Rai arrivi un richiamo forte. Una difesa vera del contributo culturale e sociale che Andrea Camilleri per decenni ha apportato alla formazione di milioni di persone attraverso la televisione pubblica oltre che della letteratura. Un messaggio colto, umano, mai banale. Gli dobbiamo tutti tanto, tantissimo.

Ma temo che questa Rai non abbia nemmeno il rispetto di se stessa e della sua storia. Ha solo paura. Innanzitutto, del padrone di oggi che sta al Viminale. E dei suoi servi parlanti come Feltri. A cui auguriamo lunga, lunghissima vita, ma fuori dal tubo catodico. Perché magari tornando nella vita reale, ricorderà anche quanto sia nobile il mestiere di giornalista. Che serve innanzitutto a raccontare i fatti e non a riprodurre un Minculpop in salsa padana.