GLI ERRORI (PIÙ GRAVI) DI GIUSEPPE CONTE

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cangini

Lo stato di eccezione richiederebbe un “sovrano” eccezionale: se non ammantato da un’aura di infallibilità, almeno non gravato da un’alea di titubanza. Abbiamo, invece, assistito ad un’ampia sequenza di errori e incertezze sia sul piano pratico sia su quello politico. Cito solo i due più rimarchevoli. Il professor Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha detto che l’urgenza di rafforzare le terapie intensive era chiara “dai primi di febbraio”, ma solo il 5 marzo la Protezione civile ha ricevuto l’indicazione di comprare 2.325 macchinari per la ventilazione e solo il 6 marzo è stato disposto il bando Consip per altri 5.000 macchinari per terapie intensive e subintensive. Lo stesso giorno è stato pubblicato il bando per assumere quei medici e quegli infermieri che da almeno un mese era noto sarebbero serviti. Un mese perso. I ritardi nella consegna del materiale sanitario alle regioni hanno fatto il resto. Al bilancio delle morti in ospedale, si sono così aggiunti i decessi in casa. Una moltitudine di persone, prevalentemente anziane, morte per la mancanza di posti nelle terapie intensive, ma soprattutto di saturimetri e bombole di ossigeno nelle loro abitazioni. Morti per soffocamento, la morte peggiore.

Ma il senso d’asfissia ha riguardato anche la scena politico-istituzionale. Il presidente del Consiglio ha avuto bisogno di essere esplicitamente richiamato all’ordine dal presidente della Repubblica per capire che non poteva pensare di governare una situazione così complessa e delicata a colpi di Dpcm e senza coinvolgere a pieno titolo le opposizioni. Un dovere istituzionale, oltre che, a pensarci bene, un vantaggio politico. Da qui, il giorno dopo un’insolita diretta Facebook, la conferenza stampa di martedì 24 marzo e gli incontri “programmatici” con i leader centrodestra. Ma non è bastato. È stato necessario che lungo i corridoi di palazzo Chigi cominciasse ad aggirarsi il fantasma di Mario Draghi per indurre Conte ad aggiustare in Senato il discorso pronunciato alla Camera, rendendo più esplicita la necessità di fare fronte comune dinanzi alla comune emergenze sanitaria ed economica. Era solo retorica: lo abbiamo capito prendendo atto, sabato, dell’ennesimo Dpcm.

Non è questo il momento dei bilanci, dicono. Ma giova ricordare che dopo la rotta di Caporetto il Re si assunse la responsabilità di sostituire il capo di Stato maggiore, Luigi Cadorna, con Armando Diaz. E l’Italia vinse la Prima guerra mondiale.