GLI ORRORI DI REGGIO EMILIA

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Scosse elettriche per far perdere la memoria in prossimità dei colloqui giudiziari, lavaggio del cervello per denunciare abusi e violenze mai subiti in modo da essere allontanati dai genitori e affidati a nuove famiglie. Non è la trama di un film horror e nemmeno un reportage da paesi in cui la tortura è prassi. In questi anni in Emilia Romagna si sarebbe consumato un incubo: l’inchiesta di Reggio Emilia ha portato a 18 misure cautelari, grazie all’operazione “Angeli e Demoni”. Un business spacciato per “buona pratica”, addirittura elogiato, incentivato da riconoscimenti e premiazioni, in cui sono finiti indagati psicoterapeuti, assistenti sociali, medici, e addirittura un sindaco. Un uomo delle istituzioni, il rappresentante dei cittadini. Sarebbe davvero incredibile scoprire che le istituzioni sapevano e non hanno denunciato.

Questa storia allucinante è tristemente vicina al caso Forteto, altro scandalo tutto toscano. Di nuovo si è dovuti arrivare alle confessioni shock di adolescenti, adulti, che si sono resi conto di aver subito torture e abusi, in ambienti che avrebbero dovuto proteggerli, e quando era forse tardi per avere una vita libera da conseguenze e traumi psicologici.

In tutto questo, il pensiero della possibilità di una connivenza del mondo politico, di responsabilità diffuse e complici di chi rappresenta le istituzioni è davvero l’apice di quella che sembra la trama di un thriller, e invece è una storia reale svoltasi in un paese libero, democratico, moderno e accogliente.

Yana Ehm