Glifosato, Bayer-Monsanto nei guai: un’intelligence per attaccare attivisti e giornalisti

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Campaigners and activists met in Brussels (and other European cities Madrid, Rome, Berlin and Paris) today to launch a European Citizens’ Initiative (ECI) to ban glyphosate, reform the EU pesticide approval process, and set mandatory targets to reduce pesticide use in the EU. The goal is to collect at least one million signatures from Europeans and submit the petition before the Commission’s next move to renew, withdraw or extend the EU licence of glyphosate. Glyphosate – the most widely used weedkiller in Europe – is also known as Roundup, a Monsanto brand- name. In 2015, the World Health Organization (WHO) linked glyphosate to cancer. The European Chemicals Agency (ECHA) is currently working on a safety assessment.

Si alza un vero e proprio polverone che riguarda la Bayer e la Monsanto, multinazionale comprata dalla società tedesca lo scorso anno per 63 miliardi di euro. Si è venuto a scoprire un apposito servizio di intelligence costruito per minare inchieste e opinioni che evidenziavano i danni da glifosato (pesticida potenzialmente cancerogeno), per i quali la Bayer ha già subito tre sconfitte giudiziarie negli Stati Uniti.

Nel mirino, dal 2015 al 2017, sono finiti Carey Gillam, giornalista della Reuters autrice di inchieste che legavano l’uso del diserbante al cancro, e il cantante Neil Young, attivista anti-Monsanto.

Di lui la multinazionale ha studiato l’impatto sui social media e ha pensato anche di fargli causa. Oltre a loro, la compagnia ha monitorato anche diverse no profit, tra cui l’americana US Right to Know (Usrtk) e ha cercato di screditare il lavoro di giornalisti e attivisti che mettevano in luce le criticità del pesticida.

Una strategia per arginare la crescita esponenziale delle cause contro il gruppo chimico Bayer negli Usa e in Canada per via del glifosato, contenuto nei diserbanti della controllata Monsanto. Le denunce, ha riferito il gruppo tedesco pochi giorni fa, erano 18.400 l’11 luglio di quest’anno, circa 5000 in più rispetto ad aprile 2019.

Monsanto – che liquidava quelli che considerava “nemici” come “attivisti anti-glifosato e organizzazioni capitaliste favorevoli al biologico” – ha inoltre pagato Google per privilegiare risultati che criticassero il lavoro della cronista quando gli utenti digitavano “Monsanto Glyphosate Carey Gillam”.

E ha anche esercitato significative pressioni sulla Reuters affinché Gillam venisse impiegata “su altri progetti”, lasciando perdere le inchieste sul pesticida. Quanto invece a Neil Young, l’attenzione della multinazionale si è intensificata nel 2015, quando il cantante, già attivista anti-glifosato, ha pubblicato il suo album The Monsanto Years.

Dalla multinazionale hanno monitorato tutti i pezzi, studiando quali fossero i potenziali temi ricorrenti e come rispondere. Se necessario, anche per vie legali.                                                                               fonte  https://www.ilparagone.it