Governo, il Pd ostaggio del Movimento Cinque Stelle

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Dura meno di ventiquattr’ore la «pace» tra il MoVimento 5 Stelle e il Partito democratico. «La decisione del Pd sul referendum rafforza l’alleanza di governo. Il taglio dei parlamentari è il primo step per altre riforme», dice il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, plaudendo all’esito della Direzione Dem che ha deciso di sostenere il sì al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre. Peccato però che sibito dopo il titolare della Farnesina e il capo politico reggente del M5S Vito Crimi riaprano il fronte del Mes, ribadendo la contrarietà dei pentastellati all’uso del fondo salva-Stati.

Il secco no viene confermato poche ore dopo l’intervento del segretario del Pd alla Direzione Dem. «L’Italia deve utilizzare il Mes, una linea di credito molto vantaggiosa per rinnovare la sanità», aveva sostenuto lunedì Nicola Zingaretti. Di ieri la replica dei vertici pentastellati: «Per noi il Mes com’è adesso non va bene, punto. Lo era un mese fa, lo è adesso, non è cambiato nulla», taglia corto il capo politico, Vito Crimi. «Non vedo ancora nessuna novità sul tema. Si continua a ripetere la stessa cosa e la nostra posizione l’abbiamo detta e ribadita, non è cambiato nulla da un mese a questa parte. A volte – confida ai cronisti che lo interpellano – mi stanco anche di ripetere la stessa frase». Sulla stessa lunghezza d’onda è Luigi Di Maio. «Il Mes? In questo momento stiamo pensando al Recovery fund», dice, e ricorda che nelle prossime settimane inizierà «il confronto con la Commissione europea sui progetti».

Di parere opposto è invece Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni. «Spero che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, capisca che ce n’è bisogno», afferma Bonaccini che ieri sera ha disertato la Festa dell’Unità a Modena dov’è intervenuto il premier. «Con Conte lavoro bene. Non ha bisogno della mia presenza per fare bella figura Modena stasera, né per esprimere il suo pensiero che per gran parte condivido», aggiunge.

Forza Italia commenta con ironia l’ennesimo «niet» grillino e critica il Pd. «Alla direzione del partito – attacca Anna Maria Bernini – Zingaretti ha lanciato una sorta di ultimatum sul Mes, non si capisce bene se ai Cinque Stelle, a Conte oppure a se stesso. Se era un ultimatum al M5S oggi è stato già respinto al mittente da Di Maio, e se era per Conte è rimasto senza risposta. Il Pd quindi è il garante di nulla. Alla riunione dell’Eurogruppo di venerdì tornerà sul tavolo la riforma del trattato Mes. L’Italia è l’unico Paese che non è in grado di firmare per quelli che fonti Ue definiscono problemi politici interni significativi. Il Pd si attribuisce il merito di aver ottenuto dall’Europa cospicue risorse anti Covid, ma il governo giallorosso è diventato un problema comunitario, visto che sta bloccando una riforma senza la quale, peraltro, non potrà esserci il backstop per il Fondo di risoluzione unico dell’Unione bancaria. Cosa dirà dunque Gualtieri alla riunione dei ministri dell’Economia? Butterà di nuovo la palla in tribuna?».

Sul tema interviene anche il premier Giuseppe Conte, che rinvia ancora la decisione. «Se abbiamo dei progetti da realizzare e serviranno soldi aggiuntivi lo valuteremo tutti insieme in Parlamento», dice il presidente del Consiglio.

Dal canto suo Zingaretti ribadisce la linea del Pd favorevole all’uso del fondo salva-Stati. «Io credo – spiega il segretario del Pd – che ci siano due buoni motivi per investire sul Mes, il primo è una linea di credito molto vantaggiosa per le casse degli italiani, e il secondo è investire in sanità, che è parte integrante di quel programma di rinascita per far crescere il Pil». Zingaretti sottolinea che «creare lavoro, investire su quel valore aggiunto di cui abbiamo un grande bisogno. In queste ore si sta discutendo sul Recovery Fund, vedremo, ma non c’è dubbio che continuo a pensare che noi dobbiamo lavorare per il bene degli italiani e investire in sanità coincide con l’investire per il bene degli italiani. Ovviamente senza condizionalità, come è stato detto. Ma sarebbe davvero una contraddizione – rimarca – non prendere soldi con sistemi vantaggiosi per poi indebitarci e andare a pagare più interessi». Alla domanda su come si troverà un accordo con il M5S, Zingaretti taglia corto: «Questo è uno di quei compiti che riguarda il presidente del Consiglio».                                                                                                          Daniele Di Mario