GRAVI CARENZE SULLA SICUREZZA IN PORTO

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Il dato da poco pubblicato da alcuni organi preposti ci rivela di ben 545 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno fino ad oggi, ed indica che questa è una strage continua, una vera guerra interna alla quale si deve in qualche modo porre rimedio visto che questa democrazia borghese ama riempirsi continuamente la bocca di belle parole come progresso e benessere con inverosimile ipocrisia. Purtroppo difatti in questo paese di sicurezza e prevenzione sul lavoro se ne parla in maniera poco concreta, con facile retorica, e solo post eventi tragici, magari per scopi elettorali o di opportunità, ma poco si fa davvero investendo per prevenire.

Vogliamo porre l’attenzione di tutti su una situazione in merito alla quale si evidenzia un’elevata criticità lavorativa in porto, che dovremmo cercare di risolvere quanto prima se davvero i morti non sono solamente numeri ma tragedie da cancellare.

Parliamo della TOTALE ASSENZA DI UN PRESIDIO MEDICO ATTREZZATO CON MEZZI DI SOCCORSO, che possa coprire tutta l’area a rischio del porto industriale e commerciale che allo stato attuale è difficilmente raggiungibile soprattutto in un tempo adeguato a garantire tutte le misure di soccorso.

In particolare pensiamo alla mole di lavoratori che quotidianamente si avviano al lavoro in quel tratto di porto che comprende sia tutti i siti a rischio di incidente rilevante (Costiero Gas Livorno, Neri Depositi Costieri, Depositi Costiero D’Alesio e gli altri vari depositi costieri), sia tutti i maggiori terminal del porto di Livorno (Sintermar, Lorenzini, LTM, TDT e SDT), senza considerare l’indotto di lavoratori che entrano ed escono giornalmente dal porto per consegne e ritiri vari. Stiamo parlando di infrastrutture viarie (SGC FiPiLi e via L.da Vinci) di primaria importanza e di innesto diretto al porto, di infrastrutture nevralgiche alla logistica portuale che se congestionate paralizzano l’operatività di un intero porto.

Tali infrastrutture sono prive di corsie di emergenza e sono da tempo monitorate da tutti gli enti preposti alla sicurezza senza però trovare soluzioni migliorative.

Il problema è iniziato nel 2016 quando l’allora Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Del Rio assieme all’attuale Governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, ai vertici di RFI e Autorità Portuale inauguravano l’ultimo miglio ferroviario che collega direttamente la ferrovia alla banchina del porto chiudendo un passaggio a livello su un arteria importante e strategica quale quella della “bretella” della via Mogadiscio, che collegava la via Jacoponi al tratto finale della FiPiLi direzione Darsena Toscana.

Da quel giorno tutti i lavoratori della sponda e radice ovest della Darsena Toscana sono “prigionieri” delle aperture simultanee e quotidiane dei due ponti (SGC FiPiLi e via Mogadiscio) per permettere per lo più il transito di imbarcazioni diportistiche e paralizzando così tutto il traffico commerciale del porto.

Considerate che la procedura più veloce di apertura e chiusura dei ponti non è mai inferiore ai 25/30 minuti, e in quei minuti quel tratto di Darsena Toscana, con due Terminal con oltre 500 lavoratori giornalieri e una Darsena Petroli che ormeggia quotidianamente due navi di prodotti di categoria A (altamente infiammabili), è da ritenersi un isola a tutti gli effetti priva di qualsiasi presidio medico e incapace di ricevere o far uscire via terra qualsiasi mezzo di soccorso. Il traffico veicolare inoltre viene interrotto dal passaggio del treno che dalla stazione Calambrone collega la stazione di Livorno Porto Nuovo per far entrare/uscire i treni dai terminal Lorenzini e Sintermar, andando così a congestionare e a paralizzare ulteriormente un’altra area nevralgica del porto, quella del porto industriale e commerciale della Darsena 1.

Questa ulteriore problematica va a sommarsi così a quella dell’apertura dei ponti che rileva quanto sia indispensabile predisporre urgentemente una pianificazione sulla viabilità garantendo così un’ inderogabile sicurezza a tutta la portualità. Pensiamo cosa potrebbe accadere se si dovesse presentare oggi una situazione di emergenza analoga a quella di un anno e mezzo fa, quando persero la vita due operai della società Labromare dovuto allo scoppio di un serbatoio all’interno dei Neri Depositi Costieri, in cui i mezzi di soccorso di terra non possano arrivare velocemente perché paralizzati dalle problematiche sopra citate. Sarebbe l’ennesima tragedia, come molte che leggiamo nella cronaca troppo spesso.

Conoscere direttamente dai nostri tesserati lavoratori questa grave inadempienza, la cui soluzione viene continuamente rimbalzata tra i diversi responsabili, ci obbliga ad una denuncia prima che si possa verificare il peggio. Sappiamo che si è già parlato della questione, senza risolvere nulla, ponendo come ostacolo gli eventuali costi di allestimento di un avamposto attrezzato, i quali sarebbero pesati su aziende e autorità gravando, come se eventualmente il costo della vita, anche una sola, non valesse abbastanza. Per questo chiediamo a tutte le autorità coinvolte e tutti i vertici degli enti preposti alla sicurezza un intervento tempestivo per ridurre queste problematiche di sicurezza per i lavoratori. Come Partito Comunista di Livorno siamo chiamati ad alzare la voce per difendere il sacrosanto diritto dei lavoratori e dei cittadini per la tutela della pubblica incolumità e per la salvaguardia delle nostre vite, prima e non dopo l’ennesima tragedia che ne potrebbe rilevare la grave mancanza.