GRECIA – FENOMENO MIGRATORIO NELLE ISOLE AL COLLASSO

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Quattro giorni fa a Lesbo alcuni migranti hanno appiccato il fuoco per protestare contro le condizioni di affollamento del campo profughi presente sull’isola, uno dei più congestionati d’Europa. Nell’incendio sono morti una donna e il suo bambino, ma avrebbe potuto essere un vero disastro.

In questa isola greca, che dista dalle coste turche poche miglia, nel Campo “ attrezzato” di Moria, tecnicamente un hotspot per identificazione dei profughi in arrivo proprio dalla Turchia, sono presenti circa 12 mila persone, a fronte dei 3000 posti disponibili. La situazione è fuori controllo da anni, come denuncia la stessa UNHCR che presidia il campo insieme alle autorità greche e denuncia da sempre le condizioni assolutamente al collasso.

Addirittura, le associazioni che operano in loco, parlano di numeri più alti, 15 mila persone presenti, in continuo aumento, accampate come possibile in tende, all’esterno della struttura ufficiale con container affollati, senza acqua né servizi igienici. Non sono garantiti i diritti di assistenza sanitaria, tantomeno quella legale. C’è un bagno ogni 100 persone, una doccia ogni 200. Soltanto 2 medici ufficiali del campo, supportati dai volontari esterni (come Medici Senza Frontiere) che tentano di arginare le problematiche sanitarie di bambini, donne incinta, malati cronici, anche malati terminali.

Lesbo durante l’estate riceve migliaia di sbarchi dal 2015. Le persone poi vengono di solito trasferite con molta lentezza nei centri della terraferma greci. Questo non è quindi un fenomeno nuovo, ma è decisamente in aumento: solo nel settembre 2019 sono arrivate nelle isole dell’Egeo almeno 10 mila persone, di cui 5 mila solo a Lesbo.

E’ il numero più alto di arrivi da quando nel 2016 fu stipulato un accordo tra l’Unione Europea e la Turchia di Erdogan. Qui sono almeno 3 milioni i rifugiati bloccati dall’accordo. Se dovessero decidere di partire per l’Europa nessuno riuscirebbe a fermarli.

Famiglie, donne sole, anziani, bambini non accompagnati, disabili. La maggior parte di questi arriva da anni di permanenza nei campi profughi turchi, oppure direttamente da Siria, Kurdistan, e Afghanistan. Si tratta per la maggior parte di persone in fuga dalla guerra, rifugiati politici, profughi davvero.

Impressionante è il numero dei minori non accompagnati presenti nei centri di accoglienza greci: secondo l’Unicef sono almeno 1.100, il numero più alto dal 2016. Unicef lancia questo appello a tutti i paesi europei e di certo non può essere ignorato.
La situazione è insostenibile a serve una risposta da parte del Governo greco che non può limitarsi a parlare di rimpatri.
Allo stesso tempo l’Unione Europea non può voltarsi dall’altra parte e deve prendere in mano una situazione di profughi decisamente al collasso, e destinata a peggiorare.

Yana Ehm