Gregoretti, Salvini: “Nessun sequestro e Conte non verrà citato”

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“Spero che il giudice leggerà la mia memoria”. Memoria che si conclude con la richiesta “di voler pronunciare nei miei confronti sentenza di non luogo a procedere”. Matteo Salvini, nella sua ‘difesa’, resa pubblica negli scorsi giorni, ricostruisce la vicenda della nave Gregoretti, vicenda di cui l’ex ministro dell’Interno, ripercorre le tappe, in un documento di 51 pagine, pubblicato sulla sua pagina Facebook, lo scorso 27 settembre, ha avuto 17mila commenti e altrettanto condivisioni sul social.

Sabato mattina, il leader della Lega, varcherà le porte del tribunale di Catania, alle 9,30 ci sarà l’udienza preliminare dell’inchiesta che riguarda la gestione nello sbarco di 131 migranti bloccati a bordo di nave Gregoretti, della Guardia Costiera italiana, da 27 luglio al 31 luglio 2019, fino a quando giunse l’autorizzazione allo sbarco nel porto di Augusta, nel Siracusano.

Tra le novità della memoria, la notizia della presenza di scafisti a bordo della nave Gregoretti: “””Come riferito – scrive Salvini – in sede di sommarie informazioni testimoniali dal Questore di Siracusa, dott.ssa Gabriella Ioppolo, in seguito a successive attività di polizia giudiziaria svolte presso l’hotspot di Pozzallo, fu possibile individuare due degli scafisti, che furono immediatamente fermati”. Il tutto prende il via dopo che “fu rinvenuto, occultato in uno zainetto, un ‘GPS portatile marca Garmin mod. GPS 72H’. Questo dispositivo, verosimilmente impiegato a scopo di orientamento in mare, lasciava desumere la probabile presenza a bordo, tra i migranti, degli scafisti responsabili del traffico”.

Salvini ribadisce più volte che “non ci fu alcun sequestro di persona”, ribadendo anzi che “deve escludersi anche per tale ulteriore motivo la configurabilità del sequestro di persona, non essendosi verificata alcuna illecita privazione della libertà personale nei giorni in cui i migranti rimasero a bordo della nave ‘Gregoretti’, in attesa dell’organizzazione del loro trasferimento presso la destinazione finale”, come si legge a pagina 39 della memoria.

Nella linea difensiva, infine, nessuna chiamata in correo di Conte, al di là della condivisa – secondo Salvini – responsabilità politica dell’allora presidente del Consiglio. Nonostante il nome di Conte sia citato più volte nella memoria, la chiamata in causa del premier non ci sarà: “Perché – ribadisce nelle piazze girate in questi giorni lo stesso Salvini – il fatto non sussiste, ci sono norme precise per mettere in salvo i naufraghi e nessuno di noi li lascio’ in balia delle onde”.

Il procedimento giudiziario, disposto dopo l’autorizzazione a procedere concessa dal Senato e la conseguente richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura distrettuale di Catania, vedrà al fianco di Salvini i suoi fedelissimi, e anche gli alleati del centrodestra, a partire da Giorgia Meloni e Antonio Tajani.