Gribaudo: La prossima emergenza italiana si chiama disoccupazione femminile

0
51

Mamme costrette a dimettersi quando fanno un figlio, smartworking revocati senza preavviso, part time mai concessi o usati per sottopagare un lavoro a tempo pieno: il mondo del lavoro in Italia per le donne è un inferno da sempre. Ma ora, col Coronavirus, è ancora peggio. Chiara Gribaudo (Pd): “Family act? Va bene, ma non basta. Serve una rivoluzione”.

C’è la donna che lavora in banca cui hanno revocato lo smartworking il 18 di giugno, senza preavviso, impedendole di organizzarsi coi figli. C’è quella cui hanno imposto trasferte di lavoro, incuranti del supporto alla didattica a distanza della figlia. C’è quella cui è stato detto già oggi, a giugno, che le sarebbe stato revocato il part-time se avesse chiesto a settembre il congedo parentale per l’inserimento alla scuola materna della figlia. Ci sono quelle cui il part-time è stato imposto, nonostante poi venga chiesto loro di lavorare full time.

Sono storie vere, che parlamentari come Chiara Gribaudo del Partito Democratico ricevono ogni giorno sulla loro casella di posta. Piccoli pezzi di un puzzle che, se ci si allontana, racconta di 37mila neo mamme costrette a dimettersi una volta avuto un figlio, perché prive di qualsivoglia sostegno per occuparsene, fossero i nonni o un asilo nido con posti liberi a disposizione. E ancora, le centinaia di migliaia di donne che hanno perso il lavoro in questi mesi di lockdown e hanno deciso che non lo cercheranno più, che non ne vale la pena, in un Paese in cui il tasso di occupazione femminile è del 63%, contro il 74% maschile, un divario che tende ad allargarsi man mano che aumenta il numero dei figli, e in cui ancora oggi gli stipendi delle donne, a parità di mansione, sono in media più bassi fino al 20% rispetto a quelli dei colleghi maschi. 2700 euro in meno in busta paga che stridono ancor di più se si pensa che le donne sono più qualificate: su 100 laureati in Italia, 56 sono donne, e la percentuale è in costante aumento anno dopo anno.

“Emergenza conciliazione”
“La pandemia e il lockdown hanno peggiorato la vita delle donne – spiega Gribaudo a Fanpage.it -. L’hanno peggiorata perché al normale lavoro di cura domestica che tocca alle donne si è aggiunta la didattica a distanza, ad esempio: è alle donne, lavoratrici o meno, che è toccato il supporto ai figli, costringendo loro in molti casi a fare da supplenti o insegnanti. E pensare che la scuola dovrebbe essere il luogo che abbatte le disuguaglianze sociali, non quello che le aumenta”. Non è un caso, del resto, che nelle piazze e nei sit-in di queste settimane che chiedevano a gran voce chiarezza sulla riapertura delle scuole a settembre, ci fossero una schiacciante maggioranza femminile. E non è nemmeno un caso che un report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro abbia parlato di “emergenza conciliazione” per 3 milioni di mamme lavoratrici, con un figlio di età inferiore ai 15 anni: “Di fronte a questi dati, è surreale che l’unica idea partorita dagli Stati Generali sulla parità di genere nel mercato del lavoro sia stato un bonus per la formazione delle donne manager – commenta Gribaudo -. Ben venga un sostegno alla formazione, qualunque esso sia, ma il problema è altrove”.