Guccini compie 80 anni, festa online con la sua Modena

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Francesco Guccini compie 80 anni e la sua Modena lo invita ad una festa online. Il cantautore tra i più iconici della sua generazione e scrittore apprezzato (pochi giorni fa ha vinto la selezione Campiello entrando nella cinquina e concorre per il Supercampiello a settembre con il suo ‘Tralummescuro’) è nato nella città emiliana il 14 giugno del 1940 e dunque compirà ottanta anni tra una settimana. Ma il comune di Modena, insieme a Bper Banca, ha deciso di festeggiarlo già oggi alle 18 con un party online che sarà trasmesso sui canali social ‘Città di Modena’ del Comune e ‘BPER Forum Monzani’.

Un incontro virtuale, al quale parteciperà in collegamento da Pavana, anche il festeggiato. Sarà l’occasione per fargli gli auguri e anche i complimenti per l’ingresso nella cinquina del Campiello. Inoltre verrà presentata in anteprima ‘Non so che viso avesse’, quella che è stata definita la ‘non autobiografia’ del cantautore che Giunti pubblica aggiornata ed arricchita dalle pagine ‘Vita e opere di Francesco’, scritte dal poeta, critico e docente modenese Alberto Bertoni, che sarà anche lui collegato da Pavana.

Nel volume, che fu pubblicato per la prima volta nel 2010, Guccini racconta la sua vita fingendo di parlare d’altro. Lo fa organizzando la geografia della sua vita: Pavana col mulino degli avi, i nonni, le nonne e i bisnonni, il bosco, il fiume, la montagna; Modena, odiata e amata; Bologna, l’eletta, in via Paolo Fabbri, “una vecchia signora dai fianchi un po’ molli col seno sul piano padano e il culo sui colli”, come canta nell’omonima canzone.

E poi gli altri luoghi e i loro aneddoti: le osterie, il giornale per sbarcare il lunario (perché cantare non è mica un mestiere), e le balere, dalla via Emilia al West, con gli orchestrali, le giacche con i lustrini, il rock and roll. E ancora: l’amore per il cinema, con gli amici Luciano Ligabue e Leonardo Pieraccioni, per le chitarre, per i fumetti e per l’ottava rima. E infine: il concerto, il luogo dell’incontro col pubblico, secondo una liturgia ritualizzata che comincia con il c’era una volta di “Lunga e diritta correva la strada” di “Canzone per un’amica” per finire con l’epos trionfale di “Non so che viso avesse” della “Locomotiva”.