Guglielmino e le bufale

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Quando andavo al liceo (ho frequentato il classico) è successo un episodio che voglio raccontarvi. Stranamente il protagonista non sono io, ma da come si è svolta la mia carriera scolastica, avrei potuto anche esserlo. Devo informare che usavamo un testo di letteratura italiana, ma a fianco di questo avevamo “Guida al Novecento”, di Salvatore Guglielmino.
Alcuni giorni dopo un compito in classe la nostra professoressa ci riporta i nostri elaborati, corretti e con relativo voto. Un mio compagno scopre così di aver ottenuto un bel… quattro. Forte del fatto suo, il protagonista dell’episodio esclama a gran voce: “Professoressa, lei ha dato quattro al Guglielmino”. Risposta dell’insegnante: “No, caro: io ho dato quattro a te, perché scegliendo cosa copiare dal Guglielmino, potevi trascrivere altre frasi più importanti, e tralasciare quelle che invece hai scelto”.
Peccato che vi abbia detto la verità: potevo far passare per mio questo episodio, che già parla di plagi… potevo farlo anch’io.
Ma parlando più seriamente di plagi, ho scoperto un evento legato alla rivista “Prisma”, mensile di matematica: nel numero 16, dello scorso febbraio, già nell’editoriale viene anticipato che all’interno ci sarà una novità che ho poi scoperto. Sfoglio subito, e vedo l’articolo “Fake news, vita breve grazie alla blockchain” di Marco Piccaluga, primo articolo certificato nella storia del giornalismo italiano. Cosa significa? Significa che in questo periodo nel quale proliferano, soprattutto sui social, testi copiati ed incollati, l’articolo presentato è certificato, registrato a nome del giornalista autore del testo, e nessun altro può copiarlo senza venir smascherato.
Ecco, questo mio articolo non è certificato come quello di Marco Piccaluga, e potrebbe essere una bufala oppure potrei aver copiato tutto dall’articolo medesimo, ma si può controllare entrambe le cose: non è bufala, perché si può verificare sul numero di febbraio di Prisma che il blockchain funziona proprio così, e poi non è copiato dall’articolo di Marco, perché altrimenti lui se ne accorgerebbe e ne potrebbe bloccare la visione.
Mi sembra un bel passo per salvaguardare il diritto d’autore, e sono felice di vedere che la nuova tecnologia viene usata in modo utile per tutti.

Giorgio Dendi