Ha sbagliato davvero tutto. È ora di licenziare Arcuri

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C’è un tema che sovrasta su tutti, e che porremmo volentieri al presidente Mario Draghi se fosse disponibile a parlare con i giornalisti: quanto ritiene ancora compatibile Domenico Arcuri con l’incarico di commissario all’emergenza? Il governo non ha il dovere di verificarne i fallimenti? Se la campagna vaccinale è un flop chi paga?

Il manager che non riesce ad adempiere al proprio mandato va licenziato oppure no? Il premier non dovrebbe essere insensibile – per cultura e storia personale – al tema dell’efficienza. Ma in questo caso Draghi appare eccessivamente prudente. E fa male. Perché significa chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Già ci si siamo dovuti tenere al ministero della sanità Roberto Speranza. E ci sta che non si possa scontentare chi, in alto, ne chiedeva la conferma. La politica è anche questo. Il rischio che corre Draghi nell’accettare quel ministro potrebbe però verificarsi in caso di esplosione incontrollata dell’inchiesta di Bergamo sulla pandemia e le carenze d’azione dell’Italia. Per amor di Patria ci auguriamo di no anche se quelle decine di migliaia di morti della prima ondata – centomila ormai con la seconda – reclamano giustizia. Ora, a protezione di Arcuri, si racconta la favola dei vaccini sui quali ha sbagliato l’Europa. Il che, per un governo che rivendica ad ogni ora del giorno e della notte il proprio tasso di europeismo, non è esattamente il massimo. Ma non è neppure vero che abbia sbagliato solo l’Europa. Perché l’Italia, se ne è parte, ha accettato quelle regole. E ad esse si è adeguato lo stesso Arcuri con un piano vaccinale catastrofico.                                                                                                    Francesco Storace