I concorrenti dell’Eredità

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Ho partecipato più volte a quiz televisivi, a partire da quando c’erano le tv private e Mediaset non era ancora un canale a diffusione nazionale. Mi sono divertito, ho vinto anche qualche soldino o gettone d’oro o altro tipo di premi. È da un po’ di tempo però che non partecipo a questo tipo di spettacoli, anche se ogni tanto vengo ospitato in qualche programma televisivo, come è successo questa settimana, dove sono apparso al TGR Leonardo di Rai 3.
Ma la mia attenzione in questi giorni è rivolta all’Eredità, programma di Rai 1 giunto ormai alla sua diciottesima edizione. Sono attento in modo particolare ai meccanismi del gioco, perché la mia amica Beatrice parteciperà al quiz, a partire da giovedì 21 novembre. Ho fatto quindi attenzione ai concorrenti, cercando di individuare quale potesse essere una buona tattica per chi deve partecipare al programma.
E tra gli altri concorrenti c’era Niccolò Pagani, che, con il nuovo meccanismo della conferma dei campioni, è riuscito a rimanere campione per dodici puntate. E dopo la dodicesima me lo trovo sui social con un suo annuncio inaspettato. Inaspettato soprattutto per me, che con il mio spirito di concorrente sarei portato a cercare di vincere più puntate e più soldi possibile. Insomma Niccolò, che di mestiere fa l’insegnante, ripreso a fianco del presentatore Insinna, ha annunciato di lasciare il gioco, dicendo di aver trascorso giornate magnifiche durante le quali ha anche imparato molto, ma che il suo posto è là, fra i suoi ragazzi, ogni mattina in prima linea nella missione quotidiana dell’educazione e dell’onestà, a spiegare che la cultura vince sull’ignoranza, la gentilezza sconfigge la violenza, il sorriso sconfigge la rabbia. E questo è il compito della scuola.
Ecco, queste sono le parole che riporto quasi virgolettate, e poi c’è stato anche un accenno alla scuola, che va protetta e curata e il discorso prosegue, con i ringraziamenti allo studio di Roma e ai suoi colleghi di San Benigno Canavese. A questo punto dico il mio modesto parere, e affermo che anche in questo caso la gentilezza del professore mi ha fatto cancellare tutti i ricordi di post acidi che ho letto alcune volte sui social, con commenti sui comportamenti di studenti, professori, genitori, non proprio amichevoli.
Il mio ricordo va al maestro Alberto Manzi, quello di Non è mai troppo tardi, che ha cercato di impostare le sue lezioni cercando di avvicinarsi agli studenti più di quanto fosse stato previsto dalle norme, con grande rispetto per le loro difficoltà e anche per i loro errori.
Buona scuola, Niccolò Pagani, e buona scuola a tutti gli insegnanti e ragazzi che la pensano come te.

Giorgio Dendi