I FATTI PRIMA DEL CONSENSO

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Permettermi una breve divagazione prima di arrivare al punto. Consenso deriva dal latino consensus: “sentire insieme”. In politica il consenso ha la sua massima espressione nel voto. Condivido le tue idee quindi ti voto. Si chiama democrazia. Ma una democrazia sana necessita di un voto consapevole.
Il Sistema politico-affaristico-mediatico costruisce narrazioni che cercano spesso di inquinare la realtà dei fatti. Stiamo parlando dei soliti, grandi gruppi finanziari che un tempo facevano impresa, mentre oggi fanno solo affari, vendendo e svendendo beni pubblici, gestendoli in concessione e sfruttando quelle che considerano rendite di posizione permanente: gruppi bancari, multinazionali industriali, concessionari di frequenze radiotelevisive, giacimenti petroliferi, autostrade, aeroporti, dighe, e tanti altri ancora.
L’ultimo esempio, ma potrei farne a decine, riguarda proprio la ex Ilva di Taranto. Invece che elogiare l’intransigenza del M5S che difende l’interesse nazionale e quello dei cittadini italiani contro i ricatti di una multinazionale che ha sbagliato i conti, ci definiscono a reti unificate come i responsabili della chiusura.

Perché vi faccio questa premessa?
Per arrivare al nocciolo del discorso. Come sapete tra poche settimane si voterà in Emilia e in Calabria. Il risultato di quello che è stato impropriamente definito “esperimento Umbria” col patto civico, ma che in realtà era un’alleanza col Pd su un nome civico, ha portato alcuni del M5S a ragionare di non candidarsi neppure. Nonostante in quei territori ci siano tante persone per bene che sotto quel sogno chiamato M5S hanno messo impegno e dedizione. Nonostante risultati straordinari già conseguiti: per esempio il salvataggio e il rilancio del porto di Gioia Tauro, vero polmone economico dell’intera Calabria.
Ma quali sarebbero le ragioni di questo ritiro dal campo, senza neppure giocare la partita?
Il consenso, appunto, o meglio la sua perdita. Quella roba che vi ho descritto sopra. Cioè l’effimera sensazione di vicinanza a un partito che i cittadini hanno, a volte, dopo il filtro dei media di Sistema.
Il M5S è un progetto politico fatto di cittadini che hanno deciso di alzare la testa e cambiare le cose in prima persona e attraverso l’intelligenza collettiva. Anche uno solo di questi cittadini, capaci e volitivi, può fare la rivoluzione e determinare il cambiamento. Perché da noi gli eletti sono chiamati portavoce, cioè sono coloro che portano dentro le istituzioni le voci di chi sta fuori. Ebbene, siccome noi siamo il M5S, a me pare tanto che non candidarsi sia l’esatto opposto di quel “non mollare mai” che da sempre ci ispira. Una scelta che sembra voler servire solo a non incolpare qualcuno in particolare, Luigi in primis, per l’ennesima sconfitta. Ma nessuno si deve sentire l’unico o il principale colpevole. Per il semplice fatto che nel M5S all’io egocentrico si contrappone il noi condiviso. Quindi tutti responsabili, ma mai rinunciatari.
Non candidarsi significherebbe lasciare un vuoto di speranza e piegarsi a quella narrazione di Sistema già pronta a titolare “ennesima sconfitta”. Ma che tale comunque non sarebbe.
Di errori ne sono stati fatti tanti, e altri ne faremo ancora, ma ciò che deve essere subito corretto è il peggiore di questi errori, cioè quello di aver anteposto la tattica al cuore. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Quindi avanti a testa alta e con forza, si spera senza altri “esperimenti”. Perché il consenso consapevole, che è l’unico che conta, si conquista con i fatti, non con le parole filtrate dal Sistema per elevare le falsità a verità assolute.
Ascoltiamo meno certi giornali e più il nostro cuore. Se facciamo così, non possiamo perdere.
Mai.