I MEDIA E NOI. PERCHE’ LO SPETTRO APPAIA

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Apro i giornali a proposito della Whirlpool e noto che anche stavolta nessuno – nemmeno quelli più di sinistra – cita Potere al Popolo, anche se ieri al corteo eravamo tanti, siamo stati l’unica realtà politica autorizzata a intervenire dal camioncino, gli stessi operai ci hanno più volte pubblicamente ringraziato per questi mesi di supporto…

Non è la prima volta che accade, non sarà l’ultima. A dire il vero è sistematico.

Posso capire che non parlino di noi quando facciamo un campeggio di 600 giovani in Calabria, un’assemblea di più di 500 nel centro di Roma, quando apriamo – in controtendenza con una sinistra morta e lontana dalle periferie – 23 Case del Popolo nei quartieri popolari… Che poi dei giovani che si organizzano dal basso – la prima organizzazione della storia a non avere personale pagato, a non essere figlia di un pezzo del PCI o degli anni ’70 – sarebbe una notizia in sé. Ma che riescano a farci sparire dalle piazze, è significativo.

Eppure per strada facciamo casino, sui social martelliamo, i giornalisti li sentiamo a uno a uno, molti ci intervistano lì per lì e poi “stranamente” l’intervista non esce mai…

Qualcuno di loro, che ci vuole bene, ci ha spiegato perché.

I media dell’establishment non hanno alcun interesse a far vedere che esiste un’opzione di sinistra credibile. Devono rappresentare i comunisti come vecchi, tristi, fuori dal mondo, oppure dei radical chic e dei fomentati, e gli operai come dei soggetti pietosi, come delle vittime, a cui un governo “responsabile” deve venire incontro. Non possono far vedere che c’è un pezzo di paese che si organizza autonomamente, che sviluppa un programma e soluzioni diverse. Che i lavoratori fanno politica!

Ovviamente questo non riguarda solo PaP, ma anche il sindacalismo di base e altre realtà di lotta, ignorate o criminalizzate. Perché non pongono – si pensi al conflitto della logistica – un’opinione generale, su cui si può dire “siamo tutti d’accordo”, ma individuano con precisione dei nemici.

Con una differenza: che una cosa come PaP in prospettiva è più pericolosa. Non tanto per una questione immediata di ordine pubblico o di danno economico (lì il sindacato incide ovviamente di più), ma perché aspira alla dimensione della rappresentanza. Perché sviluppa un programma complessivo. Perché inizia a formare quadri politici. Perché offre un immaginario di trasformazione che va oltre la singola vertenza.

D’altronde Marx distingueva i comunisti dal resto dei militanti della causa operaia non tanto per la radicalità delle rivendicazioni (i riformisti sanno essere molto radicali e parolai!), ma proprio perché creavano un’organizzazione, un “partito”, e ponevano il problema POLITICAMENTE. I borghesi possono anche accettare di dare qualcosa agli operai in lotta, quello che non possono accettare è di essere controllati, di vedere messa in pericolo la loro decisionalità.

Per questo Marx apriva il Manifesto parlando dello “spettro”: anche i media del tempo ignoravano o rappresentavano in maniera distorta i comunisti, per non dare modo alla classe di ancorarsi a qualcosa di reale.

Per quanto riguarda i media “di sinistra”, in Italia semplicemente non abbiamo un’informazione di sinistra. Fatte le dovute eccezioni, abbiamo delle parrocchie che fanno il loro giornale, che non ha interesse a informare, a fare dibattito, a costruire consapevolezza e incontro, ma a far passare una linea e parlare solo degli amici loro.

Avendo noi il “problema” di essere figli di nessuno, di non essere utili a nessun microcircuito, di mettere in crisi il vecchio mondo della sinistra dimostrando che si può andare oltre opportunismi, identitarismi etc, non bisogna parlare di noi anche se facciamo cose encomiabili.

Per cui a dedicarci attenzione sono solo Salvini e il Giornale, Libero etc. Ovviamente inventando fake news, dal fatto che saremmo pedofili al fatto che saremmo a favore degli stupratori immigrati…

E i giornali locali. Che, parlando del territorio, sono più porosi, spesso fatti da gente più sincera, che se fai una cosa interessante giustamente ti pubblica.

Ho esposto questi fatti e riferito queste riflessioni non perché dobbiamo vittimizzarci. Giusto il contrario! Ci fanno capire l’importanza del nostro tentativo. Ci fanno capire come funziona e come è utile attrezzarsi. I media sono una bestia pericolosa, che ti fanno esistere a loro convenienza, costruiscono e abbattono personaggi, influenzano il dibattito interno alle organizzazioni, ti drogano etc. Lo vedemmo con il movimento no global, poi con l’Onda, oggi con Fridays for Future. Non li possiamo inseguire.

E’ finito il tempo dei movimenti di opinione: i flussi di byte di post e pensieri devono essere incarnati in corpi, saperi e strutture democratiche.

In questa fase bisogna soprattutto radicarsi sul territorio, lavorare davvero con le persone, costruire una nuova generazione di militanti diversa, creativa, capace di intervenire sul sociale ma formata politicamente, eleggere rappresentanti in grado di combattere e costruire consenso, facendo apparire, sin da subito, il nuovo mondo.

La nostra comunicazione sarà il passaparola, l’esempio visibile, il media di prossimità. Ogni paese, ogni quartiere, sarà la trincea dove dimostreremo il nostro valore.

Se lavoriamo così per qualche anno, se aggregheremo altri intorno a quest’idea, diventerà molto difficile nasconderci o strumentalizzarci.

Quando lo spettro appare davvero fa molta più paura.                                                                                  da Salvatore Prinzi del Coordinamento nazionale di Potere al Popolo